Domanda: Mi è stato detto che si può lavorare di Purìm e di Chanukkà. Come mai queste feste sono diverse da Pèsach, Succòt e Shavuòt, in cui è proibito lavorare quasi come di Shabbàt? Che significato c’è dietro?

Risposta: Ci sono sei giorni dell’anno conosciuti come Yamìm Tovìm, le festività, durante le quali è proibito lavorare: i primi due e gli ultimi due giorni di Pèsach e Sukkòt, il primo giorno di Shavuòt e Rosh Hashanà1 (nella Diaspora si osservano rispettivamente due giorni consecutivi di Yom Tov).

Questi giorni non hanno leggi restrittive quanto Shabbàt e Yom Kippùr ma la Torà dice2 riguardo ad essi: “Nessun lavoro può essere fatto in questi [giorni]. L’unico [lavoro] che puoi fare è ciò che è necessario affinché tutti possano mangiare”. Siccome Purìm e Chanukkà non sono menzionati nei Cinque Libri della Torà poiché si tratta di festività che ricordano eventi accaduti più avanti nella storia, si potrebbe supporre che è permesso lavorare, perché non c’è un verso che lo proibisca. Ma non è così semplice.

Purim è un chag

Nel libro di Estèr è scritto che Purìm è stato dichiarato come “un giorno di gioia e banchetto e Yom Tov…”3 Qual è il significato di questi tre modi di esprimere il festeggiamento? Il Talmùd spiega che essi rivelano tre leggi particolari di Purìm4:

Gioia ci insegna che è proibito essere in lutto;

Banchetto insegna che è proibito digiunare;

Yom Tov indica che è proibito lavorare.

Tuttavia, se è proibito lavorare di Purìm, chiedono i saggi del Talmùd, perché qualcuno ha visto Rabbì Yehuda il Principe piantare nella giornata di Purìm? Ci sono due spiegazioni a questa domanda:

a. Qualche verso più avanti nella Meghillà5, il festeggiamento di Purìm viene menzionato di nuovo dicendo che è un tempo “di banchetto e gioia” senza un accenno a “Yom Tov”. Che cosa è cambiato? Il Talmùd spiega che inizialmente i saggi dell’epoca avevano intenzione di stabilire Purìm come una festività completa durante la quale il lavoro (inteso come lavoro d’agricoltura e lavorare per guadagnare economicamente) sarebbe stato proibito. Tuttavia, alla fine questo non è stato accettato come vincolante. Pertanto a Rabbì Yehuda era tecnicamente permesso piantare anche se, dice il Talmùd, alcune comunità avevano l’usanza di non lavorare di Purìm.

b. Oppure, è possibile che l’usanza della comunità di Rabbì Yehuda fosse di astenersi dal lavorare di Purìm, ma il giardinaggio di Rabbì Yehuda era “festivo” perché l’albero che stava piantando sarebbe stato usato per fare ombra durante i banchetti festivi.

Da tutto questo impariamo una distinzione importante. Il “lavoro” dal quale ci asteniamo di Purìm non sono le melachòt, i mestieri proibiti di Shabbàt e Moèd, come creare un fuoco e scrivere; si tratta invece, del lavoro convenzionale, lavoro manuale faticoso come lavoro d’agricoltura e faticare per guadagno economico. Siccome Rabbì Yehuda stava piantando in onore delle festività, la sua azione era permessa.

In Pratica

Tornando a Chanukkà, di Chanukkà è permesso lavorare, secondo tutte le opinioni. Di Purìm invece, è più complicato. A meno che non sia l’usanza della comunità (nel qual caso si è tenuti a seguirla) è permesso lavorare. Tuttavia al giorno d’oggi l’uso prevalente è di astenersi dal lavorare di Purìm. Come dissero i saggi: “Chiunque lavora di Purìm non vedrà benedizioni dal profitto guadagnato”6 (Shulchàn Aruch, Orach Chaim 696:1.)

Lo scopo di non lavorare è di passare la giornata immersi nelle quattro mitzvòt particolari di Purìm e nell’atmosfera festiva e gioiosa del giorno. Ecco alcune linee guida per l’uso di non lavorare:

A differenza di Shabbàt e Moèd, i dipendenti non ebrei possono mandare avanti gli affari7.

Se il lavoro è difficile e piace, tecnicamente è permesso lavorare8, anche se è sconsigliato9.

Se prendere un giorno di vacanza causerà danni economici, è permesso andare al lavoro10.

Qualsiasi lavoro necessario a facilitare la mitzvà o relativo a Purìm è permesso11. Per esempio, un supermercato può rimanere aperto di modo che la gente possa comprare ciò che serve per Purìm12.

Si possono fare atti considerati lavori di Shabbàt e di Moèd, come guidare la macchina e accendere le luci.

Secondo alcuni, la discussione inerente al lavorare di Purìm riguarda solo il giorno13; la sera di Purìm ci si dovrebbe astenere dal lavorare (e bisognerebbe anche evitare di mangiare e pisolare fino a dopo la lettura della Meghillà14. In caso di necessità si consulti un rabbino).

Purìm è il giorno più gioioso del calendario ebraico poiché è un giorno “che è stato trasformato dall’afflizione alla gioia e dal lutto a Yom Tov”15. E questa gioia sicuramente aumenterà con l’arrivo del Mashìach, che sia presto ai nostri giorni Amen!

Rav Yehuda Shurpin per concessione di Chabad.org