Domanda: Mi piacerebbe sapere l’opinione del Chassidismo riguardo al sonno. Cosa succede all’anima e allo stato di coscienza durante il sonno?
Risposta: Questo è un tema davvero affascinante! Seguono alcuni concetti circa il sonno secondo le fonti chassidiche.
Quando si parla di sonno è necessario tenere a mente che ci sono due aspetti della medaglia, ovvero il corpo e l’anima. Dal punto di vista del corpo, il Talmùd si riferisce al sonno come a un sessantesimo della morte, e a buon motivo. Infatti, gli occhi sono chiusi, le forze coscienti sono indebolite e perdiamo il controllo di molte delle nostre abilità. Eppure, per l’anima il sonno è un periodo di rinvigorimento, in quanto essa si unisce alla sua Fonte in alto e si ricarica spiritualmente.
Il silùk hakochòt,l’indebolimento delle capacità, ha un effetto soltanto sugli aspetti coscienti della psiche, poiché in quei momenti emerge il subconscio. Pertanto, secondo la Kabbalà, le facoltà essenziali dell’anima vengono rafforzate e sono più apparenti proprio durante il sonno.
Anche tra le facoltà coscienti, molte di esse continuano ad essere presenti nel sonno, tuttavia la gerarchia che solitamente le governa è assente. La mente non controlla il cuore e non si pensa prima di parlare o agire. Ciò avviene perchè tutte le forze sono elevate al livello dal quale ha origine la loro esistenza, in uno status di unione, nel potenziale e all’interno dell’essenza dell’anima. In questo stato che potremmo definire ‘embrionale’, non esiste il sopra o il sotto, il prima o il dopo.
Basandosi su quanto sopra, la Kabbalà si riferisce spesso allo stato del galùt, l’esilio, come al sonno. Durante l’esilio, gli occhi sono chiusi e non vedono la Divinità. I sensi spirituali che ci permettono di capire la Torà, di apprezzare un miracolo, di amare e temere D-o, sono tutti indeboliti. Le priorità si confondono e spesso si ha difficoltà nel rendersi conto del vero scopo della vita.
Tuttavia, è proprio durante l’esilio che la forza essenziale dell’ebreo viene svelata. Infatti, lo sforzo dell’anima si attiva proprio nei momenti difficili. Essa crede nonostante non comprenda; continua a servire D-o nonostante non provi fervore. Ed è proprio per merito di questa mesiràt nèfesh, questo sacrificio di sé, che i nostri occhi si apriranno e riconquisteremo le nostre abilità spirituali con l’arrivo del Mashìach.
Rav Yisroel Cotlar, per concessione di Chabad.org
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