Domanda:
Mi trovavo a Gerusalemme diretto verso il Muro del Pianto, e vedendo una signora che chiedeva l’elemosina le ho dato una moneta; questa sorridente mi ha regalato un filo rosso da legare al polso dicendomi che è un amuleto contro il malocchio ed un portafortuna. Può essere vero? Crediamo nei portafortuna?
Risposta:
Anche se non l’ho mai visto scritto da nessuna parte, sembra che il filo rosso sia una tradizione antica. Si usa fare sette giri con un lungo filo rosso attorno alla tomba di Rachèl Imenu e dopo di ché lo si taglia in piccoli pezzi da legare al polso. Secondo questa tradizione, il pezzo di filo protegge dal malocchio.
Il malocchio è un termine generico che viene attribuito a delle energie negative che provengono da gente che prova gelosia nei confronti degli altri: il filo rosso dovrebbe proteggere da queste energie.
Sicuramente portare il bracciale al polso non provoca alcun danno, è importante però notare un'espressione del Talmud di Pesachìm: “Il malocchio colpisce solamente chi gli attribuisce importanza, restando totalmente innocuo per tutti gli altri”.
Possiamo quindi capire che il miglior antidoto per il malocchio consiste semplicemente nell'ignorarlo.
Se hai paura che qualche energia negativa ti possa danneggiare o se sei convinto di essere vittima di qualche forma di malocchio, esistono anche altre soluzioni. Lo scudo migliore per difendersi da qualsiasi energia negativa è l’energia positiva, l'energia del bene. Di sicuro, per quanto il filo rosso possa aiutarti, non sarà mai utile come una buona tefillà o un'offerta in tzedakà.
Comprarsi un filo rosso è fin troppo facile, forse protegge temporaneamente ma di sicuro non è in grado di annullare le energie negative. Le mitzvòt, invece, come lo Shabbat, la kasherut, i tefillin ecc... non solo proteggono la persona, ma sono energie positive in grado di annullare quelle negative. Per una persona che adempie alle mitzvòt il bracciale può fungere al massimo da ornamento.
Di Rav Aron Moss, per concessione di Chabad.org
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