A metà della notte del 15 Nisàn 2448 (1313 a. E.V.) D-o fece morire tutti i primogeniti egizi mettendo così fine alla schiavitù degli ebrei. Per due volte la Torà sottolinea che l’evento accade esattamente a metà notte (Esodo 11:4 e 12:29) e la metà della notte è un elemento temporale determinante nel nostro Sèder (è la scadenza per poter mangiare matzà, maròr e l’afikoman). A ben vedere però, la “metà della notte” è una linea temporale che divide la notte in due parti, non è un periodo di tempo di una qualsiasi durata: come può allora un evento prodursi “a metà della notte”? Come può un evento prodursi in una particella temporale (in questo caso quella che divide le due parti della notte)? Il Midràsh riporta due opinioni sulla divisione di quella notte: secondo Rabbì Yishmaèl è “La notte che il Creatore ha diviso a metà” e secondo Rabbì Yehudà ben Betèra “Colui che conosce i Suoi tempi e momenti l’ha divisa a metà” (Mechiltà su Esodo 12:29). Secondo il commentatore Radbaz, Rabbì Yishmaèl intende dire che D-o, che ha creato la notte, il giorno e il tempo, può chiaramente manipolarli a Suo piacimento ed Egli divise letteralmente la notte in due, aprendo un lasso, senza tempo definito, tra le due metà: in questo vuoto temporale colpì i primogeniti egizi e liberò gli ebrei. Rabbì Yehudà invece sarebbe dell’opinione che D-o produsse l’Esodo all’interno del tempo fisico, intervenendo nell’esatto istante della metà della notte, in maniera che lo status precedente finisse con la prima metà della notte e lo status successivo iniziasse nella seconda metà, e poté farlo perché Egli conosce i tempi da Lui creati in maniera perfetta. (In altre parole, un cambiamento da uno status all’altro non ha bisogno di un lasso di tempo ma solo di un punto nel tempo che definisca il cambiamento, e solo D-o può fissare questo punto; la nostra concezione del tempo non ce lo permette). Ma perché l’ultima piaga doveva prodursi proprio a metà della notte, e qual è il significato della differenza tra le due posizioni nel Talmud?
La Decima Piaga
C’è una differenza sostanziale tra la decima piaga e le nove precedenti: le prime nove erano una dimostrazione dell’esistenza e del potere di D-o agli occhi del Faraone e di tutto l’Egitto; la decima piaga aveva la funzione di punire e distruggere l’Egitto e liberare gli ebrei. Gli israeliti non furono toccati dalle prime nove piaghe ma nella decima dovettero prendere tutte le precauzioni e mettere in atto una serie di accorgimenti per non essere colpiti, poiché anche loro erano vulnerabili. Fu loro comandato il sacrificio del pèsach e di aspergere il sangue sugli stipiti delle loro case; fu loro comandato di mangiare la carne assieme alla matzà e alle erbe amare; dovevano anche circoncidersi, e tutto quella notte, e furono risparmiati dalla decima piaga solo grazie a queste azioni. I Maestri spiegano che gli ebrei di quella generazione erano meritevoli dal punto di vista della fede ma non come comportamento. Non avevano bisogno di manifestazioni palesi della forza Divina perché già vi credevano, ma la decima piaga doveva estrarre “un popolo dal ventre di un altro popolo”, estrapolare gli ebrei dalla società di cui facevano parte e nella quale si erano assimilati per farne un popolo santo. Per questo era necessario qualcosa che differenziasse gli israeliti dagli egizi: D-o vestì un popolo nudo e privo di virtù con le mitzvòt, per distinguerlo dai suoi vicini. Se però non eravamo meritevoli e non eravamo diversi dagli egizi, perché D-o voleva distinguerci a tutti i costi? E se lo voleva, poteva farlo comunque, senza bisogno di darci precetti!
La Metà della Notte
In realtà D-o volle liberarci non perché eravamo migliori ma per il Suo intrinseco amore verso di noi. “Non è forse Esaù fratello di Giacobbe? Ma Io amo Giacobbe” (Malachia 1:2). Secondo la Kabalà questa è la ragione per cui l’Esodo si produsse a metà della notte. La prima metà è governata dall’attributo Divino della giustizia, in base alla quale non saremmo stati liberati; la seconda metà è governata dall’attributo della benevolenza. La metà della notte è il punto che li fonde e sostituisce il secondo al primo, e questo punto può solo essere un punto che trascende la loro differenza. La metà della notte è una manifestazione del coinvolgimento Divino nella creazione che trascende tutti i criteri di punizione e ricompensa. Secondo Rabbì Yishmaèl, per realizzare questo D-o doveva fermare l’orologio temporale dividendo la notte e l’ordine naturale del mondo. Rabbì Yehudà invece si sofferma sulla dimensione naturale dell’Esodo; è vero che D-o doveva trasformare le regole ma ciò andava fatto all’interno di queste regole. Non era forse questo lo scopo della liberazione dalla schiavitù e del Dono della Torà al Sinài, ossia che gli ebrei facessero di questo mondo una dimora per D-o? Per Rabbì Yehudà la metà della notte del 15 nisàn è un punto temporale che è parte integrante della nostra normale esistenza.
Basato sugli insegnamenti del Rebbe di Lubàvitch, chabad.org
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