Ogni persona ha bisogno di un insegnante e di una guida spirituale, “mashpia” in ebraico, per aiutarci a sfruttare al meglio il potenziale della nostra anima nel servizio verso D-o. Come è scritto nelle Massime dei Padri: “fatti un maestro” (1:6).

Ecco alcuni motivi:

1. I saggi della Mishnà ci dicono che “uno non può esaminare i propri difetti”. Essi si riferivano a una persona che vuole fare una diagnosi di tzara’at, comunemente tradotto come lebbra, a se stesso. Quest’affermazione è anche compresa in modo allegorico e si spiega che è difficile per noi essere oggettivi riguardo alle nostre debolezze (o anche alle nostre forze), e spesso sottovalutiamo o sopravalutiamo ciò che possiamo o non possiamo fare. Una guida che ci conosce bene può aiutarci a vedere noi stessi oggettivamente, guidarci ad usare le nostre forze e lavorare con le nostre debolezze affinché possiamo crescere nel nostro ebraismo.

2. È scritto nel Talmùd che “un prigioniero non può liberarsi dalla sua prigione”. Così pure una guida spirituale ci da quell’aiuto esterno che ci serve per tirarci fuori dalla prigione imposta su di noi dai nostri istinti distruttivi.

3. Rav Schneur Zalman di Liadi, fondatore del movimento Chabad-Lubavitch, spiega nel suo testo classico, il Tanya, che ci sono due anime distinte che animano il corpo e lottano per dominarlo; un’anima animale e un’anima divina.

L’anima animale è motivata da desideri egocentrici per una vita materiale mentre l’anima divina dalla sua ricerca altruista di servire D-o.

Rabbi Dovber, il successore di Rav Schneur Zalman, spiegò che l’anima animale non ha nessun interesse nel trionfo dell’anima animale di un’altra persona, mentre l’unico desiderio dell’anima divina è che l’anelito verso D-o si realizzi, e pertanto desidera anche il successo dell’anima divina degli altri.

Quando una persona lotta da sola con i suoi malesseri spirituali c’è una lotta faccia a faccia tra questi due “io”. Quando invece due persone si ritrovano, l’anima animale di entrambe (è sopraffatta da una doppia carica di due anime divine che lavorano insieme.

Qualsiasi amico ci può aiutare, ma una guida è una persona che ci conosce bene e ha anni di esperienza e saggezza che aiutano a rendere la sua assistenza ancora piò efficace.

Il Rebbe, Rabbi Menachem Mendel Schneerson, incoraggiò tutti ad avere una guida spirituale personale, citando I nostri saggi che dicono “colui che è imbarazzato non può studiare”. Perciò, egli disse, se vuoi imparare come migliorare la tua vita spirituale non ti vergognare di parlare di qualsiasi cosa ti preoccupi con una persona che ti può accompagnare e consigliare.

Di Chaya Sara Silberberg, Chabad.org