Ogni anno in onore di Pesach, membri della casa di Rabbi Yisrael Baal Shem Tov compravano molti bicchieri nuovi, usandoli durante la festività.
Naturalmente, i bicchieri venivano immersi in un mikve prima di essere usati, seguendo la legge Ebraica.
I bicchieri avevano forme e dimensioni diverse. Interessantemente, nei testi ebraici viene menzionato un modo per misurare liquidi con nomi specifici per le diverse quantità. In casa del Baal Shem Tov, i bicchieri venivano chiamati con il nome Ebraico della quantità di liquidi che potevano contenere. Per cui un bicchiere che conteneva 88 ml veniva chiamato il bicchiere reviìt ecc.
Prima di Pesach il Baal Shem Tov controllava i bicchieri e dava istruzioni su quali bicchieri dovevano essere messi in tavola e quali messi da parte. Egli non diede motivo per le sue direttive ma tutti sapevano che il suo ragionamento aveva un senso.
Passarono i primi sette giorni di Pesach.
Il pasto finale di Pesach, noto come il pasto del Mashiach, era speciale. Era aperto al pubblico e chiunque entrava in casa del tzaddìk era libero di partecipare ai festeggiamenti. Prima che il pasto iniziò, il Baal Shem Tov disse che un bicchiere particolare doveva essere tolto dal tavolo perché non era stato immerso nel mikve.
A un certo punto durante il pasto venne un nuovo ospite che desiderò bere un po’ di vino. “Ci dispiace” gli dissero, “non abbiamo più bicchieri puliti”.
“Cosa dite” chiese lui sorpeso, indicando il bicchiere che era stato messo da parte, “vedo un bicchiere pulito proprio lì che nessuno sta usando!”
“Ah” gli fu detto, “quel bicchiere non è stato immerso nel mikve e non può essere usato”.
“Non importa” disse in tono sprezzante, e sporse il braccio per prendere il bicchiere.
A quel punto il Baal Shem Tov, che era rimasto in silenzio durante la conversazione parlò con tristezza, “egli ha appena testimoniato riguardo se stesso”.
Queste parole erano incomprensibili a tutti tranne all’uomo stesso. Udendo il mite rimprovero del rebbe egli ammise la sua manchevolezza poiché egli e sua moglie non erano attenti all’osservanza delle leggi della purezza famigliare secondo le quali una donna deve immergersi nel mikve dopo il ciclo prima di riprendere l’intimità con suo marito.
Illuminati da questo scambio essi decisero di ravvedere la loro osservanza di questa mitzvà.
Dai discorsi di Rav Yosef Yitzchak di Lubavitch, Sefer Hasichòt 5702
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