Due settimane prima di Rosh Hashanà del 1734, nel giorno del suo trentaseiesimo compleanno, Rabbi Israel, noto come il Baal Shem Tov, si rivelò al mondo come persona di straordinaria santità e come guida del neonato movimento chassidico. Ma fino a quel momento si era impegnato con tutte le forze a nascondere al pubblico le sue doti spirituali. Si vestiva, parlava e comportava come un semplice e umile ebreo dell’Ucraina, senza alcuna istruzione formale. Per guadagnarsi da vivere lavorava come bracciante. Le sue preghiere intense, la sua meditazione profonda e lo studio appassionato della Torà avvenivano tutti nel massimo riserbo.
Nelle conversazioni con altri ebrei, li incoraggiava con racconti e insegnamenti tratti dal Midrash e dal Talmud, evidenziando il valore del servizio di Hashem svolto con semplicità ma con tutto il cuore. Cercava di accendere in loro l’amore per Hashem, per la Torà e per il popolo ebraico. E lo faceva sempre con un linguaggio semplice, comprensibile alla gente comune. Nessuno sospettava che fosse qualcosa di più di ciò che sembrava. Solo sua moglie conosceva la verità.
A volte, era costretto a ricorrere ai suoi poteri straordinari per salvare singoli ebrei o intere comunità in pericolo. Ma ogni volta che ciò accadeva, non appena il pericolo era passato, si trasferiva subito in un luogo lontano, dove nessuno lo conosceva. Uno di questi episodi avvenne proprio nel giorno di Lag BaOmer.
All’epoca, le comunità ebraiche dell’Europa orientale erano spesso vittime di bande violente di Cosacchi o di altri antisemiti brutali. Attaccavano gli uomini, talvolta fino a ucciderli, violentavano le donne, saccheggiavano e distruggevano ogni bene ebraico che trovavano. Una volta, la città dove viveva il Baal Shem Tov ricevette notizia dell'imminente arrivo di una di queste bande. L’intera comunità ebraica decise di abbandonare le proprie case e rifugiarsi per qualche giorno tra le colline, finché i cosacchi non si fossero calmati. Il Baal Shem Tov andò con loro. Si nascosero in grotte sparse per il paesaggio montuoso.
Era il giorno di Lag BaOmer...
Dalle alture, videro i cosacchi arrivare al villaggio. Non trovando ebrei da aggredire, riversarono la loro furia sui beni mobili e immobili: saccheggiarono il magazzino del vino, si ubriacarono, distrussero le botti e incendiarono l’edificio. Gli ebrei nascosti nelle grotte tremavano di paura, temendo che i cosacchi decidessero di perlustrare i dintorni e li scoprissero.
Passarono alcuni giorni. I predoni ammassarono il bottino rubato dalle case e dai negozi ebraici. Gli ebrei, ancora terrorizzati, rimasero scioccati nel vedere Isrolik (diminutivo affettuoso di Israel, il vero nome del Baal Shem Tov) portare all’aperto i bambini fuori dalle grotte, in pieno giorno!
Lo rimproverarono, ma il Baal Shem Tov spiegò che quel giorno era Lag BaOmer, un giorno da trascorrere all’aperto, nella gioia, per onorare Rabbi Shimon bar Yochai. Li rassicurò che non sarebbero stati in pericolo e che, anzi, il merito della celebrazione avrebbe protetto tutta la comunità.
In modo quasi inspiegabile, la sua convinzione contagiò i genitori spaventati, che gli diedero il permesso. Il Baal Shem Tov andò di grotta in grotta, raccogliendo quasi tutti i bambini.
Tutti i suoi gesti erano pieni di estasi divina, mentre danzava con i bambini in cerchio...
Molti adulti osservavano increduli ciò che stava accadendo. Poi, il Baal Shem Tov diede inizio a una piccola parata. I bambini marciavano cantando, seguendo il loro nuovo, carismatico leader. All’inizio erano titubanti e cantavano sottovoce, ma in poco tempo la paura svanì, e si unirono con entusiasmo alle allegre melodie in onore di Rabbi Shimon bar Yochai.
I genitori li guardavano con ansia, ma presto i loro occhi si fissarono sul Baal Shem Tov. Sembrava una persona diversa. Il suo volto brillava di estasi spirituale, i suoi movimenti erano una danza con il divino. Quel semplice Isrolik si era trasformato, ai loro occhi, nel più santo degli uomini. La sua voce, unita a quella pura e innocente dei bambini, sembrava il canto degli angeli.
La parata e il canto continuarono a lungo. Poi, il Baal Shem Tov condusse i bambini su un’altura, li fece sedere sull’erba e distribuì loro dolci che aveva portato con sé, accertandosi che ciascuno recitasse ad alta voce la berachà. In seguito, raccontò loro storie affascinanti tratte dal Talmud e dal Midrash su Rabbi Shimon bar Yochai e Rabbi Akiva. I bambini lo ascoltavano rapiti, sentendo il grande amore che il Baal Shem Tov provava per ognuno di loro, e rispondevano con affetto.
Gli adulti, però, restavano preoccupati. Come poteva Isrolik restare tanto a lungo all’aperto con i loro figli? I loro occhi si muovevano ansiosamente tra le colonne di fumo del villaggio e i bambini seduti accanto al Baal Shem Tov. Pregavano silenziosamente che tutto finisse bene.
E poi, videro i cosacchi fuggire, correndo come impazziti in ogni direzione, abbandonando perfino l’enorme bottino che avevano raccolto. In un primo momento, gli ebrei pensarono che li stessero cercando, ma la velocità della fuga dissipò i timori. Poco dopo tutti poterono tornare al villaggio. Il pericolo era passato!
Alla fine, venne fuori che i cosacchi avevano sentito – o creduto di aver sentito – che una pattuglia dell’esercito si stava avvicinando, e presi dal panico erano scappati senza portare via nulla.
Gli ebrei tornarono alle loro case colmi di gioia e stupiti dal miracolo. Non avevano dubbi: la salvezza era avvenuta grazie alla celebrazione gioiosa di Lag BaOmer dei loro bambini, in onore del grande Rabbi Shimon bar Yochai, guidata da quello che fino a poco prima era stato un uomo misterioso e semplice – il Baal Shem Tov, che nel frattempo era già sparito, trasferitosi in un altro luogo.
Adattato da Sichat HaShavua 176 da Yerachmiel Tilles
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