Nella Torà, il monte sul quale Moshè ha dato la Torà al popolo su ordine di D-o viene chiamato a volte "Monte Sinai", a volte "Sinai" e altre ancora semplicemente "il monte". Ciascuna di queste tre espressioni si riferisce a un diverso livello. Spiega il midrash che D-o ha scelto proprio il Sinai perché era la montagna più bassa, e ciò deve servire agli uomini come lezione di umiltà; l'uso dell'espressione "Sinai" quindi sottolinea il carattere di modestia. Il termine "monte" invece richiama il senso di grandezza e quindi l'orgoglio. L'uso dei due termini insieme "Monte Sinai" indica il carattere dell'orgoglio unito a quello dell'umiltà.
Nella vita è necessario essere umili e allo stesso tempo orgogliosi; dipende dalle circostanze quale carattere manifestare verso l'esterno. Vi sono casi in cui l'uomo si deve abbassare fino ad annullarsi di fronte alla volontà di D-o; questa era la condizione degli ebrei ai piedi del Sinai mentre assistevano alla rivelazione Divina e al Matan Torà.
Ogni uomo però deve anche possedere una dose di orgoglio e di auto-stima. Umili nell'osservanza delle mitzvòt di fronte a D-o, ma orgogliosi di osservare la Torà di fronte agli uomini. È l'orgoglio che si è manifestato quando le nazioni in mezzo a cui viviamo ci hanno perseguitato, quando esse ci sfidano, quando ci deridono o ci ostacolano nell'osservanza delle mitzvòt. In tutti questi casi l'ebreo deve procedere a testa alta, cosciente ed orgoglioso di appartenere ad un popolo che ha una storia millenaria e che mai si estinguerà, perché è il popolo che ha ricevuto la Torà ai piedi del monte più basso e più umile di tutti. È il popolo che ha accettato tutte le mitzvòt contenute nella Torà poiché volute da D-o; è il popolo che ha risposto: "Faremo e ascolteremo".
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