Domanda: Le parole che si usano per consolare chi è in lutto sono: “che il Sign-re ti consoli tra coloro che piangono Tzion e Yerushalaim”. Non capisco come queste parole possano essere di consolazione. È possibile che paragonare la perdita di una persona cara alla distruzione di Yerushalayim da parte dei Romani avvenuta più di duemila anni fa, li faccia sentire meglio?
Risposta: La dipartita di un’anima da questo mondo e la distruzione di Yerushalayim hanno diversi elementi in comune che, dopo una riflessione, possono trasmettere a chi è in lutto un messaggio profondo di speranza.
- Non sei solo. La distruzione di Yerushalayim ha avuto un effetto non solo sugli abitanti della città ma su tutti gli ebrei. Anche quelli che vivevano lontani da Yerushalayim erano profondamente addolorati per la perdita della città santa e ne hanno subìto le pesanti conseguenze. La consapevolezza del fatto che tutto il popolo fosse ugualmente addolorato e che sentisse il loro dolore, ha dato forza e coraggio agli abitanti della città. Quando una famiglia piange la perdita di un proprio caro, tutto il popolo ebraico partecipa al dolore come se fosse un parente di tutti. Può essere di grande conforto sapere che il tuo dolore è condiviso dal tuo popolo.
- Non è per sempre. Dopo più di due millenni ancora piangiamo la perdita di Yerushalayim, ma non abbiamo mai perso la speranza che essa sarà di nuovo ricostruita, poiché questa è una promessa di Hashèm. Analogamente, piangiamo la perdita dei nostri cari ma abbiamo fede nel fatto che un giorno ci riuniremo a loro, poiché i nostri profeti ci hanno promesso che nell’era Messianica i morti torneranno in vita.
- Sono ancora con noi. Mentre i romani sono riusciti a distruggere le pietre dei palazzi di Yerushalayim, la spiritualità e la santità intrinseca erano al di fuori della portata delle loro armi . Nessun nemico può distruggere l’anima di Gerusalemme, che ancora oggi rimane la Città Santa. Così pure la morte può portare via la persona fisica, ma l’anima continua a vivere. Anche dopo il loro decesso, lo spirito dei nostri cari rimane con noi e così ci sostengono nelle sfide che dobbiamo affrontare e gioiscono con noi nei momenti felici. Pur non vedendoli, possiamo percepire la loro presenza.
Tutto questo non elimina il dolore e la tristezza che la morte porta con sé ma potrebbe alleviarlo un po’, sapendo che, come Yerushalayim, l’anima ha dei poteri eterni che neanche la morte può sopprimere.
Di Rav Aron Moss, per gentile concessione di Chabad.org
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