...Tuttavia, guardando più a fondo, ci renderemo conto che, per varie ragioni, l’afflitto potrà trovare conforto…
Il dolore per la distruzione di Sion e Gerusalemme è condiviso dagli ebrei del mondo intero. È vero che quelli che vivono a Gerusalemme e vedono da vicino il Muro del Pianto e il nostro Bet Hamikdash in rovina sentono un’angoscia più profonda, ma anche coloro che vivono lontano se ne addolorano. […] Colui che è colpito da un lutto troverà conforto nel pensare: «Tutti i figli di Israèl sono una sola unità nel modo più assoluto (Liqquté Torà, Nitzavim)», e che il proprio dolore è condiviso da tutto il nostro popolo.
Abbiamo, inoltre, fede assoluta che D-o ricostruirà le rovine di Sion e di Gerusalemme; con la venuta del vero Messia Egli raccoglierà i figli di Israel dispersi in tutti gli angoli della terra ed essi verranno, pieni di letizia, a condividere l’esultanza di Sion e di Gerusalemme. Abbiamo pure fede nel fatto che D-o compirà la promessa fatta: …si desteranno ed esulteranno coloro che abitano nella polvere… (Isaia 26, 19).
Grande sarà la felicità e la gioia quando tutti si incontreranno dopo la Resurrezione dei morti.
I babilonesi e i romani poterono solo distruggere il Bet Hamikdash di legno e di pietra, d’oro e d’argento, ma non poterono nuocere in alcun modo all’intimo Bet Hamikdash che è nel cuore di ogni ebreo, perché esso è eterno…
(Brano liberamente tratto da una lettera del Rebbe di Lubavitch; tradotto in Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal, per gentile concessione di Cyberderashà.it)
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