L’arrivo di Tu Bishvat, capodanno degli alberi, solleva sempre la consueta domanda: è davvero necessario chiamarlo "capodanno" allorchè non riguarda direttamente la specie umana? Eppure i Testi sacri ci impongono la sua celebrazione e il tradizionale assaggio delle sette specie della Terra d’Israele.

Il celebre versetto “Ki haadam etz hassadé – Perchè l’uomo è come un albero dei campi” ci fornisce la risposta: oltre al messaggio ecologico ante litteram, esistono tra l’uomo e l’albero elementi comuni importanti. L’albero, solidamente radicato alla terra, sua nutrice, si sviluppa armoniosamente fino a produrre frutti che procureranno all’uomo il senso del “piacere” e della “delizia”. Questo è in realtà uno dei primi ritratti dell’essere umano il cui sviluppo spirituale, intellettuale e morale si basa solo sulla robustezza delle sue radici e sulla qualità del “suolo” in cui sono fissate. Esiste un futuro per gli alberi senza passato, senza radici solide? No! Esiste un futuro per l’essere umano senza passato? No! Inoltre, l’albero raggiunge la sua compiutezza tramite i suoi frutti che sono lo scopo della sua esistenza e quindi il suo incoronamento. La vita dell’uomo è paragonabile a quella dell’albero, in quanto la sua vita assume un senso solo se è promettente, prolifica e creatrice di un futuro ricco di risultati che l'uomo sarà in grado di tramandare ai discendenti, i quali potranno godere anch'essi delle "delizie", morali e spirituali, s'intende. Come l’albero, l’uomo è una creatura che si coltiva, le cure e le premure che le si prodigano agevoleranno la piena espressione della sua potenzialità. E tutto ciò comincia dall’educazione che gli verrà proposta.

Questa ricorrenza è preceduta dal 10 Shevat, anniversario della scomparsa del Rebbe precedente e dell’inizio dell’opera del suo successore. Questo mese è quindi doppiamente significativo per noi in quanto recante due date entrambe pregne del medesimo messaggio, che il nostro Rebbe instancabilmente si è adoprato a trasmetterci : “Innazittutto, educate i vostri figli, insegnate loro la bellezza della nostra Torà!”