A proposito della nostra ultima conversazione personale riferentesi alla questione del bene e del male, è bene sapere che D-o è essenzialmente buono, Egli ha creato un’universo egualmente buono nell’essenza, ed il proposito dell’uomo è stimolare le forze latenti del bene, sia dentro di lui che nel mondo che lo circonda, apparentemente fatuo. Per questa finalità all’uomo furono dati ragione ed intelletto, di maniera che egli, tramite i suoi poteri di comprensione e deduzione, possa vedere, anche nelle cose più infime della vita, una lezione ed un incoraggiamento morale per i suoi doveri e la sua condotta, sia per quello che concerne il suo Creatore, che il suo fratello uomo.

Prendiamo ad esempio l’albero, un esempio che qui scelgo a causa dell’Anno Nuovo degli Alberi. Quale visione può essere più comune e banale di un qualsivoglia albero? Al primo sguardo, non sembra esserci nulla a risvegliare una qualche meditazione speciale. D’altra parte, noi Ebrei abbiamo un Anno Nuovo degli Alberi (il 15 Shvat), ed al di là del significato pertinente a tale occasione, possiamo, se ci fermiamo a pensare, apprendere alcuni insegnamenti utili.

Permetta che le indichi almeno uno: La maggior parte delle piante e particolarmente degli alberi, consiste di parti diverse, componenti che sono classificate in tre principali gruppi: la radice, il tronco principale (che porta i rami e le foglie) ed il frutto (la buccia, il frutto ed il seme).Queste tre parti principali hanno ciascuna la sua specifica funzione. La radice è il mezzo che assicura le sostanze nutrienti necessarie alla vita della pianta nella terra. E rappresenta anche per la pianta una base solida contro il vento. Essa è, alla lunga, il fattore di vita più importante della pianta, nonostante anche le foglie contribuiscano con la linfa vitale della pianta ad assicurare l’aria e i raggi del sole, sostanze essenziali all’esistenza della stessa. Il tronco è il corpo principale dell’albero e chiaramente stimola l’accrescimento e lo sviluppo dell’albero. Ma l’albero raggiunge la perfezione solo dopo aver prodotto i frutti, poiché in essi è celato il seme per la continuità della specie, generazione dopo generazione.

L’uomo è paragonato ad un albero (Deut XV:19). Questa somiglianza è particolarmente sottolineata nel significato spirituale: la radice è la fede che lega l’Ebreo alla sua origine e che costantemente gli assicura il suo nutrimento spirituale. Il tronco rappresenta la Torà e le mitzvòt. Queste devono aumentare come l’età dell’albero ne aumenta il tronco ed i rami. Ma il frutto, che più di ogni altra cosa giustifica l’esistenza dell’albero, rappresenta le buone azioni dell’uomo, quelle mitzvòt di cui beneficiano altri più che noi stessi e che contengono dentro di esse il seme che produce altre buone azioni.

Per riassumere: le radici dell’Ebreo ed il suo anelito a legarsi con l’origine della vita riposano nella sua veritiera fede in D-o e in tutti i principi fondamentali della nostra religione. Se le radici non fossero solide e fermamente conficcate nel suolo, l’albero, nonostante il tronco, rami e foglie, non resisterebbe ad un forte vento. Lo sviluppo ed il progresso e l’intera struttura dell’Ebreo si vedono di fatto tramite le sue buone azioni, nella pratica della Torà e delle mitzvòt. Infine, la sua perfezione si vede tramite il suo frutto, nel beneficiare gli altri, e nell’aiutare a perpetuare la nostra grande eredità di nazione.

“Prima del peccato di Adam e Chavà tutti gli alberi erano fruttiferi. In futuro, egualmente, tutti daranno frutti”, dicono i nostri Savi. Il primo comandamento della Torà è quello della procreazione - ciò vuol dire che un ebreo deve fare inmodo che ci sia un’altro Ebreo con buoni frutti - che pratichi Torà e mitzvòt.

Da una lettera del Rebbe di Lubavitch, Rabbi Menachem Mendel Schneerson.