I figli d'Israele furono liberati dalla schiavitù, le acque del Mar Rosso si divisero e i loro oppressori giacquero morti sulle rive del mare. Videro il grande potere di D-o
con i propri occhi. Nutriti con la manna dal cielo, la loro sete appagata dal pozzo
di Miriam, una schiera di 600.000 marciarono nel deserto all'ordine del Sign-re. Con una prova spettacolare di pura fede, estirpando tutte le paure e tutti i dubbi, avanzarono verso una meta ignota.
Quanto tempo avrebbe potuto durare la loro euforia? Quanto tempo sarebbe passato prima che la libertà fosse confusa con la sregolatezza, prima che la libertà fosse degradata in anarchia?
D-o si era rivelato all'umanità già un'altra volta, quando Egli aveva creato l'universo, rivelandosi attraverso le Sue opere, attraverso la natura. Il Sole splendido, la moltitudine di galassie, la Terra in piena fioritura e i grandi oceani avrebbero proclamato l'esistenza del Creatore all'umanità. Ma l'uomo, che cercò solo di possedere la Terra e di trarne piacere, non riuscì a riconoscere il Maestro dell'Universo, installandosi con arroganza come padrone del mondo. Incominciando con Adamo e per i successivi 2.000 anni, le generazioni andavano e venivano, e D-o fu completamen~ te escluso dalla vita e dalla natura.
Dato che la contemplazione della natura non portò gli uomini a riconoscere il Creatore, come si sarebbe potuto realizzare il disegno di D-o per il mondo? Fu necessario che un popolo fosse introdotto fra le fila delle nazioni, per affermare, attraverso la sua storia e la sua vita, che il S-gnore è la causa dell'esistenza, per fungere da modello e per trasmettere questi concetti all'umanità.
Il sesto giorno di Sivan, nell'anno 2448 della Creazione, D-o si rivelò alla nazione d'Israele. Nel deserto, Israele ricevette la Torà e la sua missione di essere "un regno di sacerdoti e una nazione santa". Fu attraverso Israele che il grande piano divino per l'universo si sarebbe realizzato: Israele avrebbe dovuto essere "una luce per le nazioni" e la sua missione fu di mostrare ai popoli della terra che D-o è la fonte di tutte le benedizioni e che l'adempimento della Sua volontà significa guadagnarsi la felicità.
Nel corso di tutta la sua angosciante storia, il popolo ebraico è rimasto fedele al patto del Sinai ed è riuscito, malgrado tutta la sua sofferenza, a compiere la sua missione con enorme successo. Attraverso il Cristianesimo e l'Islam - religioni che si considerano estensioni dell'Ebraismo - una grande parte del paganesimo che prima esisteva nel mondo è stato distrutto e il monoteismo si è sparso ai quattro angoli della terra. Parlando di queste religioni, il Rambam (Maimonide 1135-1204) afferma in Hilchòt Melachìm 11:4 (i capitoli 11 e 12 del Mishnè Torà erano stati tolti dalla censura e non appaiono nella maggior parte dei testi standard ma sono stati inclusi al completo nelle edizioni successive), «In ultima analisi, tutti i gesti del Nazareno e di quell'Ismaelita [Maometto] che è sorto dopo di lui serviranno solo per spianare la strada per la venuta del Messia e il miglioramento del mondo intero, incitando tutte le nazioni a servire D-o insieme, come sostenuto da Tsefanià, ‘E quindi tramuterò la lingua dei popoli in una lingua pura, sì che invochino tutti il nome del S-gnore e Lo servano tutti indistintamente’. (Tsefanià 3:9) Come avverrà? Tutto il mondo è stato già riempito con parole su Mashiach, Torà e mizvot. Questi temi sono stati comunicati alle isole più lontane e a molte nazioni ostinate, e loro discutono gli avvenimenti e le mizvot della Torà... Quando sorgerà il vero Mashiach e si mostrerà trionfale, loro [i cristiani e i musulmani] torneranno tutti e si accorgeranno che i loro antenati hanno dato loro una falsa eredità e che i loro profeti li hanno tratti in errore».
E allora, ogni anno, in una sorta di ripetizione del Ma'amad Har Sinai, lo Stare ai piedi del Monte Sinai, celebriamo Shavu’òt e ci impegniamo di nuovo al compito sacro ricevuto dai nostri avi e accettato con le parole naasé venishmà, "faremo e ascolteremo". Quel mandato sarà completato con l'arrivo del Mashiach, quando "si manifesterà la gloria del S-gnore e tutti gli esseri viventi insieme vedranno che la bocca del Sgnore ha parlato" (Isaia 40:5).
I valori eterni delle mizvòt
Quando si studia la Torà con dedizione e la si osserva rigorosamente, essa può aiutarci a superare gli ostacoli della vita quotidiana. I valori eterni in essa contenuti rimarranno per tutti i tempi a venire; altre idee potranno emergere e scomparire, ma i profondi ideali della Torà dureranno per sempre.
Il Maghid (Predicatore) di Dubno usava illustrare questa lezione fondamentale con questa semplice parabola:
Un uomo che, a causa delle sue circostanze, fu ridotto in povertà, lasciò finalmente il suo paese nativo per ricominciare altrove. La nave sulla quale viaggiava atterrò su un'isola priva quasi del tutto di contatti con la civiltà moderna. Fu lì che il nostro amico decise di stabilirsi.
Sarebbe stato difficile immaginare condizioni più primitive di quelle su quell'isola. Gli indigeni erano a conoscenza dei soli rudimenti dell'agricoltura ed in possesso di poche specie di frutta e di grano, sicché quando il nuovo arrivato fece sapere che aveva portato una grande varietà di frutta e di verdura l'accolsero con entusiasmo. L'uomo bianco fu stupefatto quando gli isolani lo pagarono in pietre preziose. Pare che le onde avessero portato sulla spiaggia un forziere da un relitto e che il suo contenuto avesse avuto poco valore per gli abitanti per i quali erano solo sassolini colorati. Il nostro amico si costruì una casa, coltivò la terra intorno e, dopo qualche tempo, diventò famoso per il grano dorato e la frutta succulenta che coltivava. Gradualmente dimenticò il suo paese natale e anche la moglie e il figlio che aveva lasciato indietro. Si sposò con una donna indigena che gli dette parecchi figli. Prima di morire chiamò tutti i figli e le figlie, dicendo loro che aveva un altro figlio dal suo primo matrimonio che abitava in un paese lontano, oltre il mare. «È un giovane molto colto ed intelligente - disse loro - e voglio che, dopo la mia morte, lo invitiate qui. Mostrategli la frutta, il grano e i semi, ed anche le pietre preziose, e ditegli che può prendere come eredità qualsiasi cosa egli voglia, perché è il mio primogenito.»
Dopo la morte del padre, i figli fecero ciò che aveva richiesto loro e mandarono a chiamare il fratellastro. Naturalmente il giovane, venendo da un paese civilizzato, scelse subito come eredità i diamanti, gli smeraldi e i rubini lasciatigli in eredità, guardando appena i granai e i depositi mostratigli dagli altri figli di suo padre. Per gli isolani pareva ridicolo che lo straniero dovesse sdegnare tutta quella frutta e tutto quel grano prezioso e accontentarsi dei sassolini che abbondavano sull'isola. E neanche i suoi fratellastri più giovani furono capaci di comprendere perché il loro padre lo riteneva così intelligente.
Allo straniero piacque così tanto l'isola che decise di rimanervi. Di lì a poco, iniziò un enorme progetto per l'insegnametno di metodi moderni di agricoltura a tutti gli indigeni in modo che anche loro potessero produrre i raccolti abbondanti che avevano reso famoso suo padre. L'operazione fu un grande successo e dopo pochi anni l'isola fu trasformata in una vasta distesa di campi fertili e di giardini verdeggianti.
Con questa sovrabbondanza di frutta e di verdura, i valori degli abitanti cominciarono lentamente a cambiare. La frutta e il mais, che si trovano ovunque e restavano sulle strade a marcire, furono tenuti in bassissima considerazione, mentre il valore dei gioielli, dei quali pochi erano rimasti sull'isola, crebbe sorprendentemente. Ora l'uomo bianco, con i forzieri pieni di pietre preziose, fu reputato favolosamente ricco, e i suoi fratellastri dissero, «Dopo tutto era intelligente. Ha guardato avanti; ha visto che cosa avrebbe portato il futuro e si è assicurato di avere molto di ciò che aveva valore in tutto il mondo, mentre noi siamo stati stupidi, pensando solo al luogo e al tempo presente».
Disse Rabbi Yakov: Anche noi, per la maggior parte, siamo propensi a vivere come gli indigeni di quell'isola lontana. Accettiamo i valori che possono essere correnti nella società nella quale ci capita di dimorare e diamo poco peso al futuro.
Ma, come i nostri Profeti non hanno mai cessato di ammonirci, verrà il giorno in
cui di nuovo saranno stabiliti i valori eterni, immutabili, quando il mondo abbandonerà i capricci che si sono mostrati transitori e labili e tornerà ancora agli ideali eterni esposti dalla Torà e dalle mizvòt date dal S-gnore al popolo d'Israele sul Monte Sinai.
Ricevere la Torà
Ha detto il Rebbe di Kotzk: Shavu’òt si chiama anche Zeman Mattan Toratenu, "Il Tempo della Donazione della nostra Torà". Perché questo moèd non si chiama, "Il Tempo di Ricevere la nostra Torà"? Il motivo è che, in quel giorno di così grande importanza ebbe luogo solo la donazione della nostra Torà, mentre noi riceviamo la Torà giorno dopo giorno. Inoltre, la Torà fu data a tutti gli ebrei nello stesso modo, senza distinzione fra una persona ed un'altra, mentre, dall'altra parte, la Torà è stata ricevuta da ogni persona in modo diverso, ciascuno a seconda della sua percezione e del suo livello di comprensione.
Il decimo comandamento
"Non desiderare la casa del tuo prossimo, non desiderare la moglie di lui né il suo schiavo né la sua schiava e il suo bue né il suo asino né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo." (Esodo 20:14).
Ha detto Rabbi Yitchak di Radvil: Perché il comandamento "Non desiderare" è stato messo alla fine dei dieci comandamenti? Perché, se avete osservato questo, allora, avrete certamente obbedito a tutti quelli che lo precedono. Ma colui che non ha l'autocontrollo sufficiente per adempire alla proibizione contro l'invidia, deve iniziare da capo dal primo comandamento: deve credere che D-o regna sulla terra. Perché, se avesse creduto sinceramente nel S-gnore, non sarebbe stato invidioso di ciò che D-o ha riservato agli altri.
Una densa nube
Nell'annunciare la Donazione dei Dieci Comandamenti li S-gnore disse a Mosé, «Ecco lo ti apparirò attraverso una densa nube affinché il popolo oda mentre ti parlo» (Esodo 19:97). Chiede Rabbi Chanoch di Alessandria: Com'è che l'arrivo del Sign-re in una nube aiuta il popolo ad ascoltare le Sue parole? Offre poi la seguente insolita spiegazione.
Sappiamo tutti dall'esperienza personale che i nostri sensi interferiscono tra loro e mandano in frantumi le proprie funzioni. La nostra vista ostacola la nostra capacità di usare il nostro udito al massimo. Quando si ascolta un discorso o un brano di musica, la mente si distrae dalle immagini o dalle scene che appaiono. Per ascoltare con attenzione, bisogna chiudere gli occhi. Ecco, allora, il motivo per il quale D-o apparse in "una densa nube". Volle bloccare tutte le distrazioni visive, in modo che tutto Israele potesse udire con la massima attenzione e con la concentrazione completa. Così sarebbero diventati "tutto orecchi".
Le due tavole della Legge
Come sono state iscritti i Dieci Commandamenti sulle tavole? Cinque su una tavola e cinque sull'altra.
Io sono il S-gnore tuo D-o
Non avrai altri dèi
Non pronunciare il nome... in vano
Ricordati dei giorno dei Sabato
Onora tuo padre e tua madre
Non uccidere
Non commettere adulterio
Non rubare
Non fare falsa testimonianza
Non desiderare
Il Midrash (Pesikta Pabbati 21) trova un profondo significato nella posizione dei comandamenti:
Di fronte a "Io sono il S-gnore tuo D-o" è scritto. "Non uccidere". Mettendo assieme questi comandamenti, la Torà ci insegna che chiunque versa sangue innocente diminuisce l'immagine di Do, perché "D-o fece l'uomo a Sua immagine" (Gen. 9:6).
Di fronte a "Non avrai altri dei" è scritto "Non commettere adulterio". Qui la Torà ci insegna che chi adora gli idoli è come se avesse commesso l'adulterio con il S-gnore.
Di fronte a "Non pronunciare il nome el S-gnore tuo Dio invano" è scritto, "Non rubare". La Torà ci insegna che chiunque ruba, prima o poi farà falso giuramento.
Di fronte a "Ricordati del giorno del Sabato" è scritto, "Non fare falsa testimonianza". In questo modo la Torà ci insegna che chiunque profana lo Shabbat è come se testimoniasse che Do non ha creato il mondo in sei giorni e che Egli non si è riposato il settimo giorno.
Di fronte a "Onora tuo padre e tua madre" è scritto, "Non desiderare la moglie del tuo prossimo". La Torà ci insegna che colui che desidera la moglie del vicino avrà un figlio da lei che onorerà come padre un estraneo e maladirà il suo vero padre.
Tradotto da LA
Parliamone