Deuteronomio 7:12–11:25

Nella parashà di 'Ekev, Moshè continua il suo discorso di chiusura, promettendo ai Figli d’Israele che se osserveranno le mitzvòt della Torà essi avranno successo nella Terra che presto conquisteranno e dove si stabiliranno, come D-o ha promesso a I loro avi.

Moshè li rimprova per le loro debolezze da quando sono diventati un popolo, egli ricorda loro quando hanno venerato il Vitello d’Oro, la ribellione di Korach, il peccato delle spie, come il popolo ha irritato il Sign-re a Taverà, Massà e Kivròt haTa’avà. “Vi siete ribellati contro il Sign-re”, dice loro Moshè, “dal giorno che vi conosco”. Tuttavia egli parla anche di come il Sign-re ha perdonato i loro peccati, e delle Seconde Tavole della Legge che il Sign-re ha inciso e dato loro in seguito alla loro teshuvà.

I quarant’anni passati nel deserto, durante i quali il Sign-re li sostenne tramite la manna che cadava giornalmente dal cielo, era per insegnare loro che “l’uomo non vive solo di pane, ma dall'enunciazione della bocca di D-o vive l’uomo”.

Moshè descrive la terra che stanno per entrare come una terra dove “scorre il latte e il miele”, una terra benedetta con sette specie particolari (il grano, l’orzo, l’uva, i fichi, i melograni, l’ulivo e i datteri) e come il posto dove si concentra la provvidenza Divina.

Egli comanda il popolo di distruggere gli idoli degli abitanti precedenti del paese e di stare attentea non diventare arroganti e venire a pensare che “il mio potere e la mia forza mi hanno dato questa ricchezza”.

Un versetto importante della parashà è il secondo paragrafo dello Shema che riporta le mitzvòt fondamentali incluse nella prima parte dello Shema e che descrive le ricompense per l’osservanza dei comandamenti Divini e I risultati per un comportamento contrario (carestia ed esilio). Questo brano è anche la fonte del concetto di tefillà, preghiera, e include un’allusione alla resurrezione dei morti nell’era Messianica.