Il giorno che precede la festa di Péssach, il 14 di nissàn, è un giorno propizio per le benedizioni fin dalla creazione del mondo. Il popolo ebraico non era ancora nato, la sua schiavitù era ancora molto lontana e ancor più la sua liberazione, ma già i nostri padri – Avrahàm, Yitzchàk e Ya’akòv – sapevano che la notte del 15 di nissàn è una notte dedicata al canto e alla lode, un momento in cui i portoni celesti si spalancano per lasciar uscire bontà, luce e felicità in abbondanza. Colui che in questo giorno riceve una benedizione da una persona pia e giusta, può essere certo che si realizzerà.

Il Midràsh Pirké De Rabbi Eli’èzer ci racconta che proprio alla vigilia di quello che sarebbe stato il giorno della liberazione dei suoi discendenti, Yitzchàk convocò il figlio ‘Essàv per benedirlo. Egli sapeva infatti che questo era un giorno particolare, molto propizio e spiritualmente molto elevato. Ma anche Rivkà, sua moglie, ne era al corrente. Per questo motivo chiamò il figlio Ya’akòv, ben più meritevole del malvagio ‘Essàv, e gli disse: «Figlio mio, questa notte sono in serbo per te tesori materiali e spirituali; è una notte in cui nei mondi superiori vengono elevati canti e lodi ad Hashèm, poiché in futuro i tuoi discendenti verranno liberati dalla loro terribile schiavitù. Prepara un pasto prelibato per tuo padre ed egli ti benedirà». Rivkà rassicurò il figlio che prendendo il posto di suo fratello non avrebbe commesso nessun reato: solo allora Ya’akòv si accinse a preparare due capretti per ilpadre. Ma perché proprio due? Non sarebbe stato sufficiente un capretto solo? È infatti scritto (Mishlé 13, 25): il giusto mangia per saziarsi. Ecco spiegato il motivo: il primo capretto doveva essere il pasto vero e proprio di Yitzchàk, mentre il secondo doveva fungere da sacrificio pasquale, che deve essere consumato quando si è già sazi.

Ya’akòv uscì dalla tenda del padre con energie fisiche e forze spirituali rinnovate, grazie alle benedizioni che ricevette da Yitzchàk in quella vigilia di Péssach.