Si dicono molte cose riguardo al movimento Chabad, ad esempio che Chabad ha inventato l’avvicinamento dei lontani all’ebraismo. Non è vero. L’espressione “avvicinamento dei lontani” è antitetica a tutto ciò che Chabad e il Rebbe rappresentano.

Una volta un rabbino scrisse al Rebbe vantandosi del suo coinvolgimento nell’avvicinare ebrei. egli usò proprio l’espressione in ebraico “kirùv rechokìm” che significa “avvicinare coloro che sono lontani”. Il Rebbe rispose:

Li chiami “lontani”? Che cosa ti dà il diritto di dire che tu sei vicino e che essi sono lontani? Devi avvicinarti a loro come se tu fossi il servo del Re, inviato con un messaggio per il Suo figlio prezioso!

In un altro caso, un sostenitore di Chabad raccontò al Rebbe di uno Shabbaton che egli aveva sponsorizzato per più di quaranta coppie che “non avevano un background ebraico”.

“Non avevano cosa?” rispose il Rebbe. “Nessun background ebraico” fu la precisazione, non senza qualche esitazione.

“Di’ loro che hanno un background. Il loro background è che sono figli di Avrahàm, Yitzchàk e Yaacòv!” Rispose il Rebbe.

Pertanto, credo che il Rebbe scoraggiasse dal fare distinzioni tra ebrei ed è sicuramente errato creare divisioni tra chi è “dentro” e chi è “fuori”. L’opinione Chabad è che c’è un popolo ebraico e siamo tutti nella stessa barca.

Ma allora a che pro creare centri Chabad? Perché le campagne che promuovono l’osservanza delle mitzvòt? Perché andiamo con le nostre barbe lunghe, i capelli neri, le parrucche e le gonne nei luoghi più remoti se non per fare avvicinare chi è lontano? Semplice: stiamo tappando i buchi nella barca.

Torno alle parole del Rebbe:

“Un ebreo potrebbe chiederti: ‘Perché non mi lasci in pace? Vai per la tua strada e lasciami alla mia! Che fastidio ti dà se io faccio un piccolo buco nella mia piccola barca?’ Tu devi rispondergli: ‘C’è solo una barca, e noi ci stiamo dentro tutti insieme’.

È questo il tema ricorrente dietro alla campagna delle mitzvòt, sempre nelle parole del Rebbe: “l’anima della campagna delle mitzvòt è l’ahavàt Israèl, l’amore per il popolo Ebraico. Ed il significato di tale amore è che siamo tutti uno”.

Per questo motivo, tutte le iniziative del Rebbe erano mirate a tutto il popolo ebraico, a prescindere dal livello d’osservanza.

Tornando alla domanda originale, perché molti emissari Chabad vanno in giro nel mondo? Perché vanno nei luoghi più remoti anche solo per pochi ebrei? Non c’è abbastanza lavoro da fare a Brooklyn o Gerusalemme?

Sicuramente c’è un ebreo là fuori che pensa di essere “lontano”. Non riesce a instaurare un legame con il suo popolo, dentro di sé. Forse è lontano fisicamente, oppure distante nel modo di vita e nel pensiero. Ebbene, noi andiamo da lui e gli diciamo “Sei già dentro, con noi. Davvero. Non ci hai mai lasciato. Il fatto che ti trovi “laggiù” è perché sei stato portato in quel posto, con quella mentalità affinché perfino lì tu trovi la Torà e ti diletti nelle sue acque viventi.

Di Rav Tzvi Freeman Chabad.org