La parola “maccabì” è diventata sinonimo di un piccolo gruppo di combattenti che liberarono la Giudea dagli invasori Greco-Siriani durante la vicenda di Chanukkà nel periodo del Secondo Tempio.

In origine questo appellativo veniva usato solo per Yehudà, che guidò il gruppo dopo la morte del padre, Matityahu, e infatti i resoconti storici si riferiscono a lui come a Yehudà il Maccabeo (Judas Maccabeus in Greco).

Che cosa significa il nome “Maccabì”?

La spiegazione più conosciuta è che la parola “Maccabì” è un acronimo di un verso che il popolo ebraico cantò dopo che D-o aprì le acque del Mar Rosso: “Mi kamocha baelim Hashem”, “Chi è come Te tra i forti, o D-o”.

Si dice che questa frase fosse il grido di battaglia dei Maccabei, scritto sui loro stendardi e sui loro scudi.

Alcuni spiegano che la parola “Maccabì” è simile alla parola greca che significa “forte” o “combattente”.

Altri invece dicono che proviene dall’ebraico makav, martello, probabilmente perché Yehudà era “il martello di D-o”, poiché i tratti del suo viso erano simili a un martello oppure perché inizialmente svolgeva il mestiere di fabbro.

C’è chi dice che viene dalla parola in ebraico mekabe, ossia “spegnere”. Infatti i Maccabei si sforzarono di spegnere il fuoco dei Greci che portarono morte e desolazione nella Terra d’Israele.

Il padre e patriarca della famiglia era il Kohèn Matityahu, e secondo un’altra spiegazione ancora la parola “Maccabì” è un acronimo delle lettere del suo nome, Matityahu Kohèn Ben (figlio di) Yochanàn.

La Gloria di D-o

Rav Yeshaya Halevi Horowitz, noto come lo Shelà, scrive che la parola “maccabì” può essere ricomposta per formare un acronimo delle parole del profeta Yechezkel (Ezekiele) “Baruch Kevod Hashem Mimkomo”, “Benedetta sia la Gloria di D-o dal Suo luogo”.

Portare la Divinità nel mondo

I mistici spiegano che la parola “maccabì” ha il valore numerico di 72, come allusione al Nome Divino di 72 lettere.

I maestri Chassidici spiegano inoltre che ambedue le frasi connesse alla parola Maccabì denotano la presenza di D-o nel mondo. “Chi è come Te tra i forti, O D-o” descrive D-o come forte e come D-o. Il primo termine sottointende la restrizione necessaria per creare una realtà senza la Sua presenza manifesta; il secondo termine invece rappresenta la rivelazione della Sua presenza. Per cui mettere le due parole vicine l’una l’altra rappresenta la fusione di queste due dinamiche diverse.

Il significato di “Benedetta sia la Gloria di D-o dal Suo luogo” è analogo; la parola in ebraico barùkh (benedetto) significa anche “tirare giù”, per cui trasciniamo la Sua presenza dal Suo posto nascosto nella nostra realtà.

In sostanza è questo lo scopo di Chanukkà, ossia portare luce e santità nel buio, un processo che verrà completato con l’arrivo del Mashìach, che sia presto ai nostri giorni!