La chanukyà ha otto lumi, più lo shammàsh, la candela servitrice che si usa per accendere gli altri lumi e che è posizionata diversamente (spesso più in alto o più in basso) sul nono braccio della chanukyà. Molti usano, per lo shammàsh, una candela di cera d’api.
Nonostante che il compito principale dello shammàsh volga al termine quando tutti i lumi sono accesi, non lo si spegne e lo si mette vicino agli altri lumi, pronto a “servire” nel caso in cui un lume si spenga prima del tempo. Un altro motivo per il quale lo si lascia acceso è che è proibito usare i lumi della chanukyà per uno scopo pratico, perciò lo shammàsh rimane a disposizione, nel caso sia necessaria una candela, in modo da preservare la santità delle candele usate per la mitzvà.
Una lezione dallo shammàsh
Questa candela trasmette un insegnamento importante a qualsiasi educatore e leader. Sappiamo che lo shammàsh non è una candela di mitzvà, eppure è importante perché è lo strumento che permette a tutti gli altri lumi di formare una mitzvà. Analogamente, ognuno di noi ha il potenziale di essere uno shammàsh, poiché abbiamo tutti la responsabilità di impartire qualcosa e avere un impatto sulla vita del prossimo. Come lo shammàsh è solitamente posizionato sopra le altre candele, così pure una persona che si rende utile agli altri, come un insegnante, mostra grandezza perché usa le sue specifiche capacità per aiutare gli altri individui a diventare a loro volta persone eccezionali.
Lo shammàsh ci mostra che la via dell’elevazione non è abbassare gli altri, bensì condividere con loro saggezza ed esperienze, e tirare fuori la fiamma che possiedono dentro di loro.
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