In onore del 10 Shevat 5780, data che segna settant’anni da quando il Rebbe di Lubavitch, Rabbi Menachem Mendel Schneerson, assunse la leadership del movimento Chabad Lubavitch.
Il numero settanta è particolarmente significativo, e compare diverse volte nella Torà e nel Midrash.
- Settanta nazioni e lingue: la Torà elenca settanta discendenti di Noach dopo il Diluvio e dice: “Queste sono le famiglie dei figli di Noach... i popoli furono separati nella terra dopo il diluvio” (Genesi 10:32): da qui i saggi imparano che l’umanità include settanta nazioni, ognuna con una sua lingua propria.
- Settanta membri della famiglia di Ya’acòv scesero in Egitto: la Torà dice che il numero dei discendenti di Ya’acòv che scesero in Egitto era 70 (questo numero include Yosèf e i suoi figli, che si trovavano già nel paese) (Esodo 1:5 e Rashì).
- Settanta anziani: più di duecento anni dopo, D-o dice a Moshe di riunire settanta anziani del popolo ebraico che lo supportassero. Più tardi, il Sanhedrìn, la corte rabbinica suprema, avrà settanta giudici capeggiati dal capo che rappresentava Moshe, quini 70 più 1.
- Settanta aspetti della Torà: il Midrash dice che a causa della profondità e delle molteplici sfaccettature della Torà Divina, ci sono settanta metodi o opinioni valide per capire la Torà (questo è uno dei motivi per cui il Sanhedrìn, sinedrio, si componeva di settanta membri) (Bamidbar Rabbà 13:15).
- Settant’anni d’esilio: tramite il profeta Geremia, D-o promise che dopo la distruzione del Primo Tempio ci sarebbero stati settant’anni d’esilio Babilonese, dopo i quali D-o si sarebbe ricordato del Suo popolo e l’avrebbe redento.
- Settanta giorni santi: il Midrash calcola che dalla Torà ci sono settanta giorni festivi in un anno solare (per decreto rabbinico, Pèsach, Shavuòt e Sukkòt vengono festeggiati pur un ulteriore giorno nella Diaspora, e Rosh Hashanà si festeggia per due giorni ovunque). Ci sono 52 Shabbatòt, 7 giorni di Pèsach, 1 giorno di Shavuòt, 1 giorno di Rosh Hashanà, 1 giorno di Yom Kippùr e 8 giorni di Sukkòt.
- Settanta nomi Divini: Nella Torà ci sono numerosi riferimenti a D-o, e secondo il Midrash Egli è chiamato con ben settanta nomi diversi.
- Settanta nomi del popolo ebraico: in quanto popolo eletto da D-o, Israele è un riflesso del suo Creatore. Perciò, così come la Torà si riferisce a D-o con settanta nomi diversi, così pure il popolo ebraico.
- Settanta nomi di Gerusalemme: il Midrash continua, dicendo che la città santa di Gerusalemme, sito del Tempio Santo, è anche nominata con settanta nomi nelle Scritture.
- Settant’anni pieni della vita umana: è scritto nella Torà che è mitzvà onorare gli anziani. Ebbene, quando inizia l’età avanzata? Il re David dice: “L’arco della vita di una persona è di settant’anni, oppure, se la forza viene data, ottant’anni...”; da ciò si deduce che solo coloro che possiedono più forza raggiungono o superano i settant’anni, e pertanto meritano di essere onorati.
Il fatto che questo numero venga menzionato così spesso nel testo della Torà è segno della sua rilevanza. Qual è il significato del numero settanta?
Completezza della natura
I mistici spiegano che l’ordine naturale è rappresentato dal numero sette. Infatti, D-o scelse di creare il mondo in sette giorni, e ne risulta una settimana che consiste in sette giorni, che a loro volta corrispondono ai sette attributi (chèsed, ghevurà, tifèret, nètzach, hod, yesòd e malchùt).
Qualsiasi numero moltiplicato per dieci rappresenta la completezza di quel numero (dieci è un numero completo poiché ogni volta che si conta fino a dieci si inizia a contare di nuovo dal numero uno, ad esempio il numero undici è dieci più uno). Il dieci corrisponde alle dieci sefiròt mistiche, e sette per dieci rappresenta il completamento dell’ordine naturale, quindi ogni aspetto della natura è completo e composto da tutte le dieci sefiròt.
Il collegamento alla leadership
Il Rebbe di Lubavitch spiega che il numero settanta è particolarmente associato alla leadership. Infatti, nella Mishnà che si legge nella Haggadà di Pèsach, rabbi Elazar ben Azaria dice: “Sono come un uomo di settant’anni”. Il Talmùd spiega che egli non aveva quell’età ma diciotto, e nonostante la giovane età, i saggi vollero nominarlo nasì, il leader del popolo ebraico. Rabbi Elazar ben Azria era riluttante ad assumere la carica per via della sua età, e avvenne un miracolo e alcuni capelli bianchi apparvero nella sua barba, dandogli l’aspetto di un uomo di settant’anni che era idoneo alla posizione di guida.
Il Rebbe spiega che non è un caso che egli apparisse proprio come un settantenne; il numero settanta rappresenta il compimento della vita di una persona, come è scritto nel versetto: “Il ciclo della nostra vita è settant’anni...”, e dunque il numero settanta rappresenta il processo di raffinamento dei sette attributi e del mondo in generale. Solamente una persona che ha raggiunto questo livello di raffinamento è idonea ad essere nasì.
Infinte, mentre il numero settanta rappresenta il compimento dell’ordine naturale, andare oltre quel numero significa puntare oltre l‘ordine naturale, fino a quando si giungerà all’era messianica, che sia presto ai nostri giorni, amèn!
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