Il matrimonio del Rebbe con la Rabbanìt Chaya Mushka, figlia del sesto Rebbe di Lubavitch, Rav Yosef Yitzchak Schneerson, avvenne a Varsavia, in Polonia.

La lotta eroica di Rav Yosef Yitzchak per l’ebraismo Sovietico era ben nota ed egli era stimato da numerosi leader rabbinici e comunitari dell’ebraismo Europeo dell’epoca; migliaia dei quali lo onorarono con la loro presenza al matrimonio di sua figlia.

All’inizio del matrimonio, il padre della sposa disse:

“Secondo la tradizione, le anime degli antenati della sposa e dello sposo vengono e partecipano nella cerimonia nuziale...per invitarli, dirò ora un ma’amar, un discorso chassidico, che include insegnamenti dei nostri antenati santi e giusti, l’Admòr Hazakèn (Rabbi Schneur Zalman fondatore della chassidùt Chabad), Rabbi DovBer di Lubavitch, il nostro bisnonno (Rabbi Menachem Mendel di Lubavitch, omonimo del Rebbe), il nostro nonno (Rav Shmuel di Lubavitch) e di mio padre (Rabbi Shalom DovBer). Come i nostri saggi hanno detto ‘chiunque ripete un insegnamento dovrebbe immaginare che l’autore dell’insegnamento si trovi davanti a lui’”.

Coloro che furono presenti al matrimonio raccontarono che quando Rabbi Yosef Yitzchak diede il discorso, c’era un’atmosfera palesemente santa nella sala.

La stessa sera, a centinaia di kilometri di distanza, avvenne un’altro festeggiamento di matrimonio. Infatti ai genitori del Rebbe fu negato il permesso di viaggiare da Yekatrinoslav a Varsavia per il matrimonio, come ‘punizione’ per la loro devozione all’Ebraismo (nel 1939 il padre del Rebbe, Rav Levi Yitzchak fu arrestato, torturato ed esiliato nel gulag dove perì nel 1944 a causa di una malattia e della mancanza di cure appropriate).

Nonostante non potevano partecipare al matrimonio del loro primogenito Rav Levi Yitzchak e la Rabbanìt Chana erano comunque decisi a festeggiare nonostante la distanza.

In una biografia molto toccante la Rabbanìt descrive i festeggiamenti che avvennero nella loro casa, e di come fosse colma di tanta gioia nonostante il dolore dei genitori e l’assenza degli sposi.


Il Rebbe sul matrimonio

“Marito e moglie sono un’entità, che condividono un’anima, è solo che D-o desidera che per parte della propria vita l’anima viva in due corpi separati, e che ogni metà faccia la sua missione separatamente, fino a quando D-o li unisce in matrimonio”.

“Con questo si spiega la grande gioia che accompagna un matrimonio, una gioia che non ha uguali. Infatti due metà di un'anima, separate alla nascita, e cresciute in case diverse, comunità diverse e spesso anche in paesi diversi, si riuniscono con la forza di ‘Colui che accoppia le persone’, quale gioia più grande può esserci?” Liberamente tratto da un discorso del Rebbe, Maggio 1984.