Capitolo 6, 2-30. Il Signore si rivolge a Moshè innanzi tutto dichiarando che Egli, D-o di Abramo, Isacco e Giacobbe, non si fece mai conoscere da loro con il suo Nome, ma fece con loro un patto: avrebbe dato al popolo la terra di Canaan. Quindi ora Egli annuncia a Moshe che, di fronte alle sofferenze di Israel, Egli ha ormai deciso di intervenire con misure energiche contro l’Egitto per liberare gli ebrei dalla schiavitù al fine di condurli nella terra promessa ai padri. La parola di D-o sarà portata al faraone da Moshe, che però ancora una volta tenta di sottrarsi al compito e ancora una volta si ribadisce che, al fianco di Moshe, vi sarà il fratello Aron.

Capitolo 7, 1-29. Moshe e Aron sono dunque incaricati di presentarsi dinanzi al faraone e – al fine di convincerlo – di mostrargli la verga che si tramuta in serpe: anche i maghi fanno lo stesso, ma la verga di Moshe inghiottì le altre. Ma – il Signore li aveva avvisati –il re d’Egitto rifiuta di cedere alla richiesta perché il Santo Benedetto ha reso duro il suo cuore perché non acconsenta a lasciar partire gli ebrei. Così si abbatté sul paese la prima piaga: seguendo le istruzioni del Signore, Moshe si reca sulle sponde del Nilo – dove sa di incontrare il faraone – che avverte di ciò che accadrà. Le acque del Nilo si tramutano in sangue, se a Israel non sarà permesso partire Il faraone rifiuta ed ecco che le acque del Nilo si tramutano in sangue. Anche i maghi, però, ottengono il medesimo risultato, dunque il faraone non si preoccupa della minaccia di Moshe. Dopo sette giorni, il Signore invia ancora Moshe dal faraone per rinnovare la richiesta di lasciare partire il popolo ebraico, affinché possa prestare culto a D-o, minacciando, in caso di rifiuto, un brulicare di rane che avrebbe infestato tutto il paese, penetrando in ogni angolo, in ogni abitazione.

Capitolo 8, 1-28. A causa del ripetuto rifiuto, Moshe, per ordine del Signore, disse ad Aron di stendere la sua mano con la verga sulle acque dell’Egitto, ed ecco che le rane uscirono e invasero il paese. Ancora, però, i maghi riuscirono nella medesima impresa: si ebbe un’invasione di rane in tutto il paese. A quel punto il faraone chiamò Moshe chiedendogli di pregare il Signore affinché mandasse via le rane, allora egli avrebbe permesso al popolo ebraico di partire. Il Signore esaudì la preghiera, ma, cessato il pericolo immediato, il faraone tornò indietro nei suoi propositi.

Ancora una volta Moshe, per ordine del Signore, disse ad Aron di stendere la verga sulla polvere che si sarebbe mutata in insetti alati e così accadde. I maghi tentarono di far sparire gli insetti, ma senza risultato. Essi riconobbero dinanzi al faraone che senza dubbio quel prodigio era opera di D-o, ma egli non dette loro ascolto. Allora il Signore comandò a Moshe di avvisare il faraone che, se non avesse lasciato partire il popolo, avrebbe mandato un’invasione [miscuglio] di animali dannosi e così avvenne, a causa dell’ennesimo rifiuto da parte del re. Il faraone chiamò Moshe proponendogli di fare sacrifici al Signore, ma senza abbandonare la terra d’Egitto. Il profeta rifiutò e il re cedette, permettendo che i sacrifici del popolo ebraico fossero fatti nel deserto. Allorché Moshe, ottenuta finalmente una risposta favorevole, pregò il Signore di allontanare le bestie dannose, il cuore del faraone si indurì ed egli non permise più la partenza.

Capitolo 9, 1-35. Sull’Egitto si abbatté allora una terribile pestilenza che attaccò tutto il bestiame grosso e minuto. La piaga, però non colpì il popolo ebraico. Poi il Signore ordinò a Moshe e ad Aron di riempire i loro pugni di fuliggine di fornace, per poi gettarla verso il cielo alla presenza del faraone. Tale gesto fece coprire di bubboni e ulcere su uomini e bestie; anche i maghi furono afflitti da questa piaga e pregarono il re di cedere alla richiesta di Moshe, ma il cuore del faraone rimase chiuso. Allora Moshe stese la sua verga e una grandinata potentissima si abbatté su tutto il territorio dell’Egitto. I fulmini e i tuoni erano terribili. Solo sulla terra di Goshen non accadde nulla. Il faraone chiamò Moshe dicendogli di aver riconosciuto il suo peccato, asserendo che il Signore è giusto, mentre lui e il suo popolo erano colpevoli. Dunque pregasse Moshe il Signore affinché facesse cessare quel turbine di grandine ed egli avrebbe permesso al popolo ebraico di partire. Ma, cessato il flagello, il faraone ritornò sulla sua decisione e il suo cuore si fece ancora ostinato e chiuso. Questa parashà descrive le prime otto piaghe che il Signore mandò sulla terra d’Egitto.