Il Signore rivolse la parola a Moshe (Esodo 6, 2). Parlò con lui severamente, perché egli si era espresso con termini duri quando gli aveva detto: «Perché hai fatto del male a questo popolo?».

Io sono il Signore (Esodo 6, 2). Che non manca di ricompensare adeguatamente coloro che procedono dinanzi a me. Non ti ho inviato senza motivo, ma per mantenere la promessa che feci ai primi patriarchi. In questo senso troviamo che l’espressione : «Io sono il Signore» è stata oggetto di interpretazioni midrashiche in diversi passi e cioè: Io sono il Signore fedele nel comminare la punizione, quando si riferisce ad argomenti che implicano la punizione, come per esempio: «Tu hai profanato il Nome di D-o, Io sono il Signore»…

Non mi feci conoscere da loro (Esodo 6, 3). Qui non è scritto: «Non feci conoscere», ma: «Non mi feci conoscere», cioè non mi feci conoscere con l’attributo della mia verità per il quale il mio nome è Ha-Shem (l’Eterno, vale a dire fedele nell’attuare e dimostrare che le mie parole sono vere, perché Io ho fatto loro delle promesse, ma non le ho ancora mantenute.

Essi non lo ascoltarono (Esodo 6, 9). Non accolsero le sue parole di consolazione.

Per la depressione dello spirito (Esodo 6, 9). Chiunque sia addolorato ha l’alito corto e respira faticosamente. In maniera analoga a questa, ho udito una spiegazione del brano data da rabbi Baruch, figlio di Eli’ezer che cita questo versetto come prova: «Questa volta farò loro conoscere la mia mano e la mia potenza, in modo che essi conosceranno che il mio Nome è il Signore» (cf Bereshit 16, 21). Noi apprendiamo che il Santo Benedetto Egli sia mantiene la sua parola. Quando si tratta di punizione, fa conoscere che il suo Nome è il Signore; a maggior ragione Egli adempie alla sua parola quando si tratta di ricompensa. I Nostri Maestri hanno spiegato questo brano con riferimento a quanto precede, e cioè quando Moshe disse: «Perché hai fatto del male al popolo?»(cf Esodo 5, 22). Il Santo Benedetto gli rispose: «Peccato che essi sono scomparsi e non si ritrovano più (riferito ai patriarchi). Io ho motivo di rammaricarmi della scomparsa dei patriarchi, molte volte mi sono rivelato loro come il Signore Onnipotente ed essi non mi hanno mai chiesto: “Come ti chiami?”, mentre tu hai detto: “Se mi chiederanno qual è il tuo Nome, che cosa dirò loro?» (Shemot Raba 6; Talmud Sanhedrin 111a).

Feci con loro un patto (Esodo 6, 4). Quando Abramo voleva seppellire Sara e non trovava una tomba, finché non ne acquistò a caro prezzo. Così pure, nel caso di Yitchaq, lo contestarono per i pozzi che aveva scavato. Così Giacobbe che acquistò una parte del campo per piantare la sua tenda. Essi non criticarono il mio modo di agire, mentre tu mi dici: «Perché hai fatto del male?». L’interpretazione midrashica, però, per diverse ragioni non si accorda con il testo. Prima perché non è scritto: «Ed essi non mi hanno domandato nulla riguardo al mio Nome, il Signore». Se poi tu obietti che non fece loro conoscere il suo Nome, ecco ti dico che per prima cosa quando si rivelò ad Abramo durante il sacrificio degli animali squartati, è detto: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei (cf Bereshit 15, 7). Inoltre, come si concilia il testo con le parole che seguono: Ed anche Io ho ascoltato… pertanto di’ ai figli di Israele? Perciò io dico che la Scrittura va spiegata secondo il senso letterale, cioè ogni parola va intesa così come è detta. Quanto all’interpretazione midrashica, può anche essere lecita, in quanto è detto: «Non è la mia parola come un fuoco, dice il Signore, e come un martello che frantuma la roccia (cf Bereshit 23, 29), e sprizzano tante scintille?» (Talmud Sanhedrin 34a; Talmud Shabbat 88b).

Come il faraone ascolterebbe me… (Esodo 6, 12). Questa è una delle dieci deduzioni a minori ad maius che si trovano nella Torà (cf Baraita di rabbi Yishma’el; si tratta di una delle dieci regole esegetiche che i maestri del Talmud elaborarono. Secondo quella che qui si applica, da un ragionamento a fortiori si stabilisce una certa norma. Cf Bereshit Raba 92, 7).

Io sono il Signore (Esodo 6, 29). È lo stesso ordine detto sopra: Vieni, parla al faraone…, ma poiché il testo ha interrotto la narrazione per riferire le genealogie, qui riprende da capo.

Moshe disse al Signore (Esodo 6, 30). Questa è la stessa obiezione citata sopra: I figli di Israel non mi hanno ascoltato. Il testo si ripete perché avevano interrotto la narrazione. Questo è un modo di fare abituale per intendere: «Ma torniamo a quanto dicevamo prima».