Domanda: Mi domando se e come il Sign-re possa perdonare le persone per i loro peccati. Supponiamo, ad esempio, che un uomo uccida o metta a fuoco una casa e che, successivamente, si penta sinceramente e desideri riparare il danno causato. Il Sign-re e le vittime della sua colpa lo perdonano. Ciò non toglie che la persona uccisa è morta e tale rimarrà e la casa bruciata è distrutta e deve essere ricostruita. Com’è quindi possibile perdonare una persona quando ancora si risentono gli effetti del suo crimine?
Risposta:
La risposta consiste innanzitutto nell'evitare di confondere due argomenti correlati: il perdono e il processo di riparazione.
Se mio figlio versasse della vernice sul tappeto del salotto e venisse da me dicendo: “Papà, ho sbagliato, mi dispiace!”, probabilmente lo perdonerei subito, ma gli chiederei comunque di ripulire. Ciò non significa che non lo perdonerei finché non avrà ripulito il tappeto; tuttavia, essendo lui la causa del danno sarà lui a doverlo riparare. Analogamente, quando una persona crea confusione spirituale commettendo un peccato, causa un danno al mondo, all’anima e al corpo. Un ebreo che mangia cibo non kashèr per cinquant’anni ha l’anima imprigionata dai cibi non permessi. Tuttavia, viene perdonato all'istante stesso in cui si pente sinceramente e chiede di essere assolto.
Questo processo viene chiamato tikkùn, ossia rettificazione e funge da una sorta di guarigione dell’anima, del corpo e del mondo. Non sempre si riesce ad ottenere il tikkùn in un’unica vita: può capitare che per farlo l'anima debba ritornare in questo mondo diverse volte. Spesso ci si può rivolgere a uno tzaddìk, un giusto, per ottenere indicazioni riguardo al tikkùn da adottare per colpe specifiche. Il primo passo, quello più importante, rimane tuttavia quello di sentire un vero e sincero rimorso e di impegnarsi a non commettere più il peccato. Strano a dirsi, ma ciò è sufficiente per consentire all'uomo di ottenere il perdono.
Di Tzvi Freeman, per gentile concessione di Chabad.org
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