Per capire la motivazione di quest’uso, vediamo un po’ il contesto.
Uno dei primi passaggi del Sèder che facciamo prima di iniziare a raccontare la storia dell’Esodo è yachatz, che consiste nel prendere la seconda di tre matzòt, che si trova tra le altre due sotto il piatto del Sèder, e dividerla in due parti. La metà più piccola viene riposta tra le altre matzòt mentre l’altra metà viene messa in un sacchetto oppure avvolta in un telo e messa da parte. Questa matzà si chiama afikoman e viene mangiata dopo il pasto del Sèder per commemorare il sacrificio pasquale. (La parola afikoman viene dal greco “epikomen” o “epikomion” che significa “ciò che viene dopo”. Altri dicono che viene dall’aramaico “afiku min”, che significa “porta fuori varie prelibatezze con le quali terminare il pasto”).
Tornando alla tua domanda sul perché si nasconde l’afikoman:
Il motivo semplice per il quale si mette da parte o si nasconde l’afikoman è il fatto che si mangia questa matzà solamente alla fine del Sèder e non si vuole rischiare di confonderla con le altre matzòt che si trovano sul tavolo (Siddur Yaavetz).
Inoltre, quando si mette da parte questo pezzo, l’usanza è di avvolgerlo in un telo o tovagliolo come ricordo del fatto che gli ebrei lasciarono l’Egitto con quelle che sarebbero diventate matzòt (Tur Orach Chaim 473) nel modo descritto nella Torà: “Il popolo alzò il suo impasto quando non era ancora lievitato, i residui legati nei loro vestiti sulle loro spalle” (Esodo 12:34).
Alcuni usano nascondere il pezzo di matzà messo da parte per l’afikoman e i bambini lo cercano e lo restituiscono in cambio di un regalo che riceveranno dopo la festa. Quest’uso è basato su un’affermazione Talmudica: “Afferriamo matzòt la sera di Pèsach di modo che i bimbi non si addormentino”. In altre parole, il gioco di nascondere l’afikoman e le successive trattative per un regalo è un’attività per coinvolgere i bambini ed assicurarsi che non si addormentino durante la lunga serata (Talmùd Pesachìm 109a). Altri non hanno l’usanza che i bimbi prendano o “rubino” l’afikoman per evitare che provino gusto per il furto (Talmùd Berachòt 5b e l’Haggadà del Rebbe di Lubavitch).
Più in profondità: l’afikoman rappresenta la nostra liberazione dall’esilio in Egitto. Tuttavia, quella redenzione non era completa poiché stiamo ancora aspettando la redenzione finale che avverrà con l’arrivo del Mashiach. Mettendo da parte o nascondendo il pezzo di matzà più grande ci ricorda che la vera redenzione, quella migliore, deve ancora venire ed è ancora nascosta nel futuro (Haggadà del Sefat Emet).
Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org
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