Domanda: Pensavo che la sposa si vestisse di bianco seguendo un’antica usanza ebraica legata alla verginità e alla purezza. Tuttavia recentemente ho letto un articolo in internet che spiegava che questa tradizione risale ai tempi della regina Vittoria, nella metà del IX secolo. Se è effettivamente così, come mai gli ebrei sono così appassionati del vestito bianco?
Risposta: Come molte informazioni che si leggono in internet, questa asserzione va presa con la dovuta cautela. Chiariamo un po’ di luoghi comuni riguardo al bianco nel matrimonio ebraico.
L’usanza precede la regina Vittoria di almeno cinquecento anni. Infatti, Rabbi Aaron ben Yaacòv haKohen, che sopravvisse all’espulsione degli ebrei dalla Francia nel 1306, scrive nel suo noto testo Orchòt Chaim che l’usanza è di coprire sia la sposa che lo sposo di bianco. Troviamo inoltre che Rabbi David ibn Zimra, conosciuto come il Radbaz e nato nel 1479, cita un’“antica usanza” nella comunità ebraica egiziana, secondo la quale sia la sposa che lo sposo indossano il bianco al matrimonio.
Da notare che l’usanza di vestirsi di bianco non riguarda solo la sposa; anche lo sposo indossa un abito bianco, il kittel, oppure un tallìt, durante la chuppà. Secondo alcune fonti, in realtà gli abiti bianchi dello sposo sono l’usanza primaria, o perfino l’unica vera usanza, ma dal momento che alcuni coprono il kittel con un cappotto, il vestito bianco della sposa è più visibile.
I motivi
Ora che abbiamo stabilito che l’usanza di indossare il bianco ai matrimoni ha una storia antica, esaminiamone i motivi:
l’Orchòt Chaim dice che il motivo è basato sull’accostamento di due versi nel Libro di Ecclesiaste: “In ogni momento, che le tue vesti siano bianche…” e “Godi la vita con la moglie che ami”. Qual è il nesso tra abiti bianchi e godere la vita con la moglie? I saggi dicono che i vestiti bianchi, puliti e adatti a un banchetto, sono come le buone azioni che facciamo in questo mondo, che ci accompagneranno nel banchetto finale nel mondo a venire. Pertanto, quando si stabilisce una nuova casa ebraica, ci si ricorda del bianco, ossia delle buone azioni. I mobili, l’argenteria e i conti in banca in comune rimarranno in questo mondo, ma le nostre buone azioni verranno con noi nel mondo futuro.
I nostri saggi spiegano che il giorno del matrimonio è considerato come un Yom Kippùr personale, in cui i propri peccati vengono perdonati. Per mostrare che i nostri peccati sono stati perdonati, come di Yom Kippùr, si indossa il bianco in base al versetto: “Se i tuoi peccati saranno come cremisi, essi diventeranno bianchi come la neve”. Altri spiegano anche che il bianco ricorda i sudari, e allora essendo il giorno delle nozze come Kippùr, abiti che assomigliano a sudari ci ricordano che la vita terrena è limitata e ci inducono alla teshuvà.
Alcuni spiegano che il bianco è di auspicio affinché la coppia resti insieme per tutta la vita.
Tornando alla regina Vittoria, nonostante il fatto che l’usanza di vestire di bianco è antecedente, la regina ha avuto un effetto su questo uso poiché alcune spose usano non indossare un abito bianco per non renderlo troppo simile a un’usanza non ebraica, e indossano invece abiti di colore avorio o crema.
La prossima volta che ti capita di vedere una sposa vestita di bianco, pensa a Yom Kippùr, al mondo a venire e alla lunga catena di tradizioni ebraiche che rimarrà ininterrotta per tutti i tempi.
Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org
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