Una volta, Rabbi Elazar figlio di Rabbi Shimon stava viaggiando da Migdal Gedòr, dalla casa del suo maestro. Egli cavalcò sul suo asino in riva al fiume ed era felice perché aveva studiato tanta Torà.

Lì casualmente incontrò un uomo molto brutto che lo salutò, “La pace sia con te, mio maestro!”, Rabbi Elazar non rispose al suo saluto, invece disse a lui: “Quanto è brutta questa persona! Tutte le persone della tua città sono brutte come te?”

“Non lo so so” disse l’uomo. “Ma vai dall’artigiano che mi ha fatto e di a lui: ‘quanto è brutto il contenitore che hai creato!’”

Rendendosi conto di aver errato, Rav Elazar smontò dal suo asino, si inchinò davanti all’uomo e gli disse, “Hai ragione. Perdonami!” Ma l’uomo rispose, “Non ti perdonerò finché non andrai dall’artigiano che mi ha fatto e dirai a lui, ‘quanto è brutto il contenitore che hai creato!’”

Rabbi Elazar continuò a camminare dietro di lui fino a che giunse alla sua città. I residenti della città vennero a dargli il benvenuto dicendo, “La pace sia con te, o Maestro!” Disse l’uomo a loro, “Chi state chiamando Maestro?” Dissero loro, “La persona che cammina dietro di te”.

Disse a loro: “Se questo è un ‘Maestro’, che non ci siano più come lui in Israele.”

“Perché?” chiesero le persone.

Disse l’uomo: egli mi ha fatto così e così.

“Ciò nonostante, perdonalo” dissero loro, “poiché egli è un uomo molto studioso della Torà”.

“Per voi, lo perdonerò” disse l’uomo, “ma solo se non si comporta più in questo modo”.

Poco dopo Rabbi Elazar entrò nella sala studio e insegnò: “Una persona deve sempre essere flessibile come un giunco e che egli non sia mai duro come il legno di cedro. E per questo motivo, il giunco ha meritato che da esso viene fatta la penna per scrivere la Torà, i tefillìn e le mezuzòt.