Lag B'Omer, il 33esimo giorno dell'Omer, è una festa gioiosa per l'Ebraismo. Ci sono due ragioni principali per questo.
Lag B'Omer è l'anniversario, hilulà del passaggio ad altra vita di Rabbi Shimon bar Yochai (Rashbi) il più grande saggio del suo tempo, e autore dello Zohar, il testo fondamentale della Cabala. Una hilulà è un'occasíone festiva, in quanto nell'Ebraismo, l'anima è cosa primaria e il corpo cosa secondaria. La vita non è mera esistenza fisica. La vita è Torà e mitzvòt, servizio di D-o - ed essi sono eterni. Nella hilulà di uno tzaddik, un giusto, gli adempimenti spirituali della sua vita sono elevati al più alto dei livelli, rendendolo perciò in grado di raggiungere la perfezione. Una hilulà è quindi un’occasione di festa. Rashbi particolarmente istruì tutti gli ebrei di tutte le generazioni di celebrare il suo hilulà con “grande gioia”.
Rashbi rappresenta l'epitome del tipo di servizio divino che portava la Divinità dentro un mondo arido di spiritualità. Il suo intenso desiderio per D-o lo condusse a sforzi sempre più grandi per fare di questo mondo una degna dimora per la Presenza Divina. Il mistico per eccellenza, un gigante persino in una generazione di giganti, il suo intenso desiderio per D-o era certamente non inferiore a quello dei suoi colleghi. In verità, i suoi colleghi testimoniarono che “Chi è "il volto del Sig-ore"? nient'altro che Rabbi Shímon bar Yochai”. Rashbi, di tutti i saggi di quel tempo, era il più vicino a D-o, al punto che, come egli stesso dichiarò, “io sono legato a Te con un nodo”.
Inoltre, il Talmud designa Rashbí come uno “cui la Torà è la sua sola occupazione”- egli fu rimosso da preoccupazioni mondane e il suo intero interesse era nella Torà. Inoltre, ricercato dai Romani, lui e suo figlio furono costretti a restare soli in una caverna per tredici anni.
Eppure fu proprio Rashbi che sottolineò che è insufficiente attenere ad alti livelli personali, ma uno deve anche cercare di migliorare gli altri. Quando egli e suo figlio Reb Elazar poterono finalmente lasciare la caverna, Reb Elazar restò inorridito dalla bassa condizione spirituale del mondo. Egli aveva raggiunto livelli talmente alti da non poter accettare ciò, e qualunque cosa sulla quale egli poggiava gli occhi veniva distrutta. Ma, racconta il Talmud, “Ogni qualvolta Reb Elazar distruggeva, Rabbi Shimon guariva”.
Rashbi era ad un livello personale più alto di quello del figlio. Tuttavia egli realizzò che l'attenimento di tali livelli non dovrebbe condurre alcuno a disprezzare il mondo, ma al contrario: dovrebbe portare ad aiutare il mondo, per portare la Divinità a quelli meno fortunati. Il mondo non può essere lasciato desolato.
Fu proprio quella permanenza nella caverna - che permise a Rashbi di attenere tali supreme altezze - che lo portò in seguito a cercare attivamente di aiutare gli altri. La prima cosa che fece appena lasciò la caverna fu di c iedere: « C'è nulla che ha bisogno di essere aggíustato? ».
Così troviamo che Rashbi disse: « Ci sono tre corone, la corona della Torà, la corona del sacerdozio e la corona del regno; ma la corona di un buon nome le sorpassa tutte ». « Un buon nome » vuol dire il nome che una persona acquisisce attraverso buone azioni. Rashbì, di cui la Torà era la sola occupazione, certamente aveva la corona della Torà. Nondimeno, è proprio lui che sottolinea che il fine ultimo è quando i propri apprendimenti, i propri conseguimenti spirituali, portano ad aiutare altri a fare lo stesso. Quando si desidera D-o profondamente non propriamente per il raggiungimento di un fine personale, ma dal desiderio di realizzare il volere di D-o - di fare di questo mondo fisico una dimora per Lui - proprio quel profondo desiderio è la spinta ad utilizzare i propri conseguimenti per aiutare gli altri. Ad avvicinarsi personalmente a D-o è nobile in verità; ancora più nobile è di aiutare altri a are lo stesso. Il mondo deve essere reso un ricettacolo per il Divino.
Questa quindi è la lezione di Lag BaOmer, la hilulà di Rashbi. Vero servizio a D-o, realízzare il volere di D-o non è solo realizzazione personale nell'andare più vicino a D-o. Rashbi, che ottenne il legame più vicino con D-o, dimostrò che il fine ultimo è non solo di avvicinare se stessi a D-o, ma di portare D-o al mondo.
L'espressione più alta di ciò avvenne proprio di Lag BaOmer. Lo Zohar racconta che Rashbi, nel giorno del suo passaggio, non solo raggiunse personalmente la più alta comprensione dei segreti della Torà, ma rivelò ai suoi discepoli parole sante che non erano mai state rivelate fino ad allora. Questo fu il cammino che seguì tutta la sua vita. Altri saggi del suo tempo appresero i misteri della Torà, ma non li insegnarono ad altri. Rashbi prese quelli che fino ad allora erano segreti, e li rivelò. Egli sintetizzò l'esoterico con l'exoterico.
Per Rashbi, il reame exoterico della Torà, il reame esoterico, e il mondo, era tutt'uno. Quando la Terra d'Israele soffri una severa siccità, Rashbi provocò la pioggia recitando Torà. Per uno di cui la Torà era la sola occupazione - e che simultaneamente conosceva l'importanza di usare quella Torà per il mondo non potevano esserci dístínzioni tra il mondo e Divinità.
Anche noi possiamo emulare il suo esempio. Quando noi studiamo Torà, dovremmo farne la nostra sola occupazione - come fece Rashbi. Quando facciamo una Mitzvà, noi stabiliamo un legame senza tempo con D-o - come fece Rashbi. Quando noi aíutiamo a disseminare Torà e Hassidut, noi stiamo introducendo D-o nel mondo - come fece Rashbi. E nel seguire l'esempio di Rashbí, noi portiamo l'era Messianica, come lo Zohar afferma: “Nel tempo a venire Israele gusterà dell'albero della vita, che è il libro dello Zohar, e per via sua essi lascerano il loro esilio in miserícordia”.
Adattato dalle opere del Lubavitcher Rebbe da Sichos in English. Tradotto da Roy Baranes
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