Il grande maestro Rabbi Akiva aveva 24.000 discepoli; tutti grandissimi talmidei chachamim, studiosi di Torà. Tra i suoi allievi scoppiò un'epidemia che portò molti di loro alla morte. L’epidemia cessò miracolosamente il giorno di Lag Baomer. Come mai una tragedia di queste dimensioni si è abbattuta su persone di cosi elevata statura morale e spirituale?

Proprio dalle persone in vista, che costituiscono un modello per tutti gli altri, D-o esige una vita esemplare, senza nemmeno la minima pecca. C’era un aspetto della vita di questi discepoli che non corrispondeva alla volontà Divina: mancava tra loro il rispetto reciproco, e ciò era una grande manchevolezza. È famosa proprio la massima di Rabbi Akiva secondo cui la ahavat israel, l'amore disinteressato per il prossimo, è un grande principio della Tora, espresso nel verso "Veahavtà lereachà kamocha – e amerai il tuo prossimo come te stesso”.

La ahavat israel presenta due aspetti. Il primo è costituito dall'amore in senso stretto verso il prossimo. Amore che si esprime prima di tutto nei gesti di compassione, come la beneficenza e assistere I bisognosi, ma non solo. Consiste nell'aiutare il proprio fratello sempre, nel tenere la porta sempre aperta, in modo che chi abbia bisogno di entrare non debba nemmeno bussare. L'amore non si esterna solo nei gesti ma anche nei sentimenti e negli atteggiamenti che accompagnano i gesti di aiuto: vale a dire la spontaneità, la naturalezza, il non far pesare l'aiuto e il non costringere l'altro a dire “grazie”. Ma anche tutto ciò non è che il primo gradino della ahavat Israel. L'amore va manifestato anche nei confronti di chi non ha bisogno del nostro aiuto materiale, di chi possiede più di noi; consiste nel desiderare per chiunque altro ciò che vorremmo per noi stessi e nel non fare all'altro ciò che noi non vo-remmo mai subire.

Il secondo aspetto della ahavat israel consiste nel rispetto, ed è forse quello più difficile da osservare. L'uomo tende a manifestare una certa diffidenza verso chi è in qualche modo diverso da lui, nel modo di vita e nelle idee ed opinioni. Rispetto reciproco significa considerare alla pari chi è più o meno osservante di noi, chi ha origini diverse e usi diversi, sefarditi, ashkenaziti e italiani, chi ha idee ed opinioni diverse e in contrasto con le nostre. È nostro dovere cercare di correggere chi secondo noi sta sbagliando, ma con gentilezza ed educazione; non certamente considerando l'altro inferiore, insultandolo o emarginandolo.

La mancanza di rispetto reciproco è stata la causa dell'epidemia fra i discepoli di Rabbi Akiva e l'odio gratuito è stata la causa della distruzione del Bet Hamikdash e dell'esilio che dura ancora oggi e che ha portato con sé sofferenza e patimento. Sarà la ahavat israel, manifestata in tutti i suoi aspetti, a portare la redenzione ultima, che raccoglierà tutti i fratelli, da ogni parte del globo, nella nostra Terra.

Di Deborah Cohenca