Lag Baomer è il 33° giorno del conteggio dell'Omer, cioè dei 49 giorni tra Pesach e Shavuot. Il giorno di Lag Baomer interrompe il lutto che caratterizza questo periodo e che ha origine dall'epidemia scoppia-ta tra i 24.000 discepoli delgrande maestro Rabbi Akiva; l'e-pidemia si è miracolosamente arrestata il 18 di Yiar, 33° giorno dell'Omer.
Lag Baomer è una ricorrenza gioiosa. È l'anniversario della scomparsa di Rabbi Shimon barYochai, autore dello Zohar, il "libro dello splendore" di mistica. Il giorno della scomparsa di uno tzadik è una ricorrenza che va festeggiata, poiché è detto che tutto ciò che uno tzadik ha compiuto in vita si realizza il giorno della sua scomparsa e la sua anima, non essendo più soggetta alle limitazioni fisiche, è ancora più vicina a noi di quanto non lo fosse prima.
Rabbi Shimon bar Yochai, detto anche Rashbi, visse durante l'occupazione della Terra d'Israele da parte dell'Impero Romano. Per salvarsi dal mandato di arresto spiccato contro di lui dalle autorità romane, scappò con il figlio Elazar e i due si nascosero in una grotta, in cima alle colline. Trascorsero tutto il tempo studiando Torà e Mishna; il loro sapere e la loro saggezza raggiunsero livelli altissimi.
Era Lag Baomer quando padre e figlio uscirono dalla grotta e rividero dopo 12 anni la luce del sole. La prima scena che apparve ai loro occhi furono dei contadini intenti a lavorare la terra, arare e seminare. Agli occhi di Rashbi tutto ciò era una perdita di tempo: sprecare cosi i pochi preziosi anni che D-o concede all'uomo su questa terra anziché dedicarli allo studio della Torà. Durante i 12 anni trascorsi nella caverna, Rashbi aveva sviluppato dei poteri eccezionali e mentre guardava i contadini con rabbia, i campi presero fuoco. Allora si udì una voce dal cielo che lo rimproverò.
La vita pratica
Rabbi Shimon e il figlio tornarono così nella grotta per un altro anno, approfondendo ulteriormente lo studio della Torà. Scoprirono e capirono che il mondo fisico non va disprezzato e distrutto. Sono proprio gli oggetti materiali che vanno utilizzati per compiere la volontà Divina, e in effetti la materia è stata creata prima ancora dell'uomo. È scritto nei Pirké Avot, le Massime dei Padri, che lo studio della Torà che non sia accompagnato da un'occupazione materiale finisce col venir meno.
Lo studio della Tora è si basilare e fondamentale ma non è completo se non è tradotto in vita pratica; va portato fuori, “nei campi”, anche per scoprire che gli aspetti più profondi della Torà formano un tutt'uno con la natura e il mondo.
Di Deborah Cohenca
Parliamone