… perché vi elevate al di sopra della congrega del Signore?… (Bamidbar 16, 3).

Nel paragrafo precedente si è parlato dell’assurdità dell’accusa di vanità o di desiderio di del potere rivolta da Korach a Moshé, il più umile tra gli uomini.

C’è un’altra spiegazione: le parole di Korach furono il risultato di una “proiezione”. Il Talmud (Qiddushin 70a) spiega che colui che cerca di dequalificare o infangare un’altra persona, proietta su questa i suoi propri difetti.

Dunque Korach poteva recepire in maniera distorta le azioni e le parole di Moshé perché proiettava sul profeta il suo proprio carattere, i suoi pensieri, le sue motivazioni.

Il Ba’al Shem Tov riprende questa spiegazione dicendo che il mondo attorno a noi agisce e ha spesso la funzione di uno specchio e che ciò che vediamo negli altri generalmente un nostro stesso riflesso.

Si dice che dopo aver visto una volta una persona violare lo Shabbat, egli stesso avesse intrapreso un’analisi introspettiva profonda all’interno di sé per scoprire dove e in che modo lui avesse violato lo Shabbat e quando proprio si convinse di non averlo mai fatto, non notò più in altri tale mancanza.

Infine gli venne in mente che una volta non aveva preso le difese di uno tzadik dinanzi a una persona che lo denigrava. Poiché lo Zohar pone su di un medesimo piano la santità di uno tzadik e quella dello Shabbat, il Ba’al Shem Tov ebbe la certezza di aver disatteso completamente l’osservanza dello Shabbat.

Il motivo, dunque, che fa sì che si recepiscano gli atti e le parole di chi ci sta intorno in un dato modo, potrebbe anche nascere dalla nostra situazione personale.

In tal modo il sistema di Giustizia Divina spinge una persona prima di tutto a giudicare se stessa. Ancora il Ba’al Shem Tov cita un episodio delle Scritture relativo a re David.

Il profeta Nathan narrò al re, poco dopo l’episodio legato a Batsheva, la storia di un ricco che aveva derubato un vicino indigente sottraendogli l’unica piccola agnella che costui possedeva. David, nell’udire ciò si indignò sentenziando che il ricco malvagio meritava la morte per quello che aveva fatto. Nathan rispose: «Tu sei quell’uomo» (cf II Shmuel, 12, 1-7).

Il Ba’al Shem Tov insegna che D-o ci offre l’opportunità di osservarci negli altri. Se reagiamo positivamente e ci sforziamo di giudicare gli altri lasciando largo spazio al beneficio del dubbio, D-o poi giudicherà le nostre azioni con benevolenza, ma se saremo duri nel condannare i comportamenti altrui il Signore giudicherà noi con altrettanta severità.

La Contestazione

E prese Korach, figlio di Ishtar, di Qehat, di Levi, con sé Dathan e Aviram, figli di Eliav, e On, filgio di Pelet, figli di Reuven. Sorsero contro Moshé con duecentocinquanta uomini figli di Israel, tutti preposti alla comunità, chiamati alle assemblee, uomini segnalati. Si adunarono contro Moshé e contro Aharòn e dissero: «Vi basti! Tutta la comunità sono santi e in mezzi a loro è il Signore e perché vi elevate al di sopra della congrega del Signore?».

Moshé li udì e cadde sulla propria faccia (Bamidbàr 16, 1-5).

«Seduto… ». Questo è Korach che scernì Moshé e Aharòn.

Che cosa fece Korach? Riunì tutto il popolo, come è detto: Radunò Korach tutta la congrega.

Incominciò a dir loro parole di scherno: «C’era una vedova nel mio quartiere con due orfanelle e un campo. Giunta la stagione dell’aratura volle arare, ma Moshé le disse: Non arerai con il bue e l’asino insieme (Devarim 22, 10).

Venuto il momento della semina, Moshé le si rivolse: Non seminerai il tuo campo di due specie differenti (Vayiqrà 19, 19).

Giunta la stagione del raccolto, Moshé le disse ancora: Lascia un angolo intatto del tuo campo, non prendere un covone, se è stato dimenticato e non raccogliere le spighe cadute (Vayiqrà 19, 9).

Venne per fare la trebbiatura, Moshé le chiese le primizie per i sacerdoti e la decima per i leviti. Accettò e gliela diede.

Che cosa fece la poveretta? Sopraffatta da così pesanti imposizioni decise di vendere il capo per comperare due agnelli e poterne adoperare la lana mediante la quale vestirsi.

Appena ebbero partorito comparve Aharòn che le disse: «Dammi i primogeniti, perché così disse D-o: Ogni primogenito maschio che nascerà dal tuo bestiame lo dedicherai al Signore tuo D-o (Devarim 15, 10)».

Gli diede le bestie che erano nate. Giunto il periodo della tosatura venne Aharòn e le disse: «Dammi la tua prima tosatura, perché così disse D-o: …darete la prima tosatura del gregge (Devarim 18, 4)».

Disse la vedova: «Non ho forza per esistere a quest’uomo. Scanno le bestie e le mangio».

Appena scannate venne Aharòn e le disse: «Dammi le spalle, le guance e il ventricolo (Devarim 19, 3)».

Disse: «Anche dopo averli scannati non li ho salvati dalla sua mano; siano allora interdetti per me». E li votò a D-o. Le disse Aharòn: «Sono tutti miei perché così disse D-o: Ogni cosa interdetta in Israele è tua (Bemibdar 18, 14)».

Alla povera vedova non rimase altro che assistere alla confisca degli agnelli, con il pianto agli occhi e con le due orfanelle più povere di prima.

Così è successo a quella povera disgraziata; così essi si comportarono facendo ricadere la responsabilità su D-o stesso! (Misrash Shochar Tov su Tehillim 1, 1).

Per comprendere a fondo il discorso demagogico, molto convincente, di proposto dal midrash è necessario fare qualche chiarimento su questo personaggio.

Korach raggruppa duecentocinquanta persone e si ribella contro l’autorità di Moshé: «Perché voi vi innalzate sulla radunanza di Israèl?».

Questa frase mostra la sua malafede, in quanto Moshé e Aharòn avevano ricevuto l’investitura da D-o. Non solo, ma Moshé non la voleva accettare (cf Shemòt 4, 13). Inoltre Korach rifiuta l’invito di Moshé a chiarire i fatti di fronte a D-o )cf Bemibdar 16, 5-7, 12) e viene, quindi, inghiottito dalla terra.

Che cosa l’aveva spinto a ribellarsi? L’invidia. Korach è un levita come Moshé e Aharòn, suoi parenti, ma a lui non è stato dato alcun posto di rilievo nella gerarchia del potere. Uno schema genealogico chiarisce la situazione:

Kehat (della tribù di Levi) generò Amram, Izhar, Chevron e Uzziel.

Amram generò Miriam, Aharòn e Moshé.

Izhar generò Korach.

Uzziel generò Elitzafan.

L’ordine in cui sono scritti i figli di ciascuno indica la successione di nascita: Amram, padre di Aharòn e di Moshé, è il primogenito al quale, come si sa, spetta un posto di rilievo nella famiglia, quindi finché Aharòn e Moshé avevano avuto una pur grande fetta di potere, Korach non contesta. Si alza, però, quando Elitzofan, il cugino minore, viene nominato capo della casa paterna della famiglia di Kehat (cf Bamidbar 3, 30 e il commento di Rashi al versetto 16 del capitolo 16). Come fare per convincere il popolo? Quali sono le argomentazioni che porta per indurre duecentocinquanta rispettabili persone a insorgere contro Moshé?

Il midrash immagina come siano andate le cose.

Nella sua tesi vi è in elemento non trascurabile: perché Korach si riferisce principalmente a una vedova, quando la critica sarebbe valida non solo per lei, ma per qualunque altra persona? Ovviamente sceglie la vedova per fare presa sui sentimenti del popolo. In secondo luogo la critica non tiene conto del fatto che la vedova indifesa è protetta proprio dalla Torà in diversi passaggi (cf per esempio Devarim 22, 17; Shemot 22, 21). Non solo, ma nel caso in cui non possegga beni alcune leggi che sarebbe tenuta ad applicare, come non raccogliere le spighe cadute, diventano per lei suoi diritti. Korach, però parla dei doveri della vedova e non dei diritti.

In terzo luogo Korach sostiene che la legge della Torà è un prodotto della fantasia di Moshé, che avrebbe attribuito a D-o norme da lui stesso emanate. Come si potrebbe altrimenti pensare che il Signore stesso sia così crudele e la sua legge a tal punto severa e sfruttatrice?

Inoltre il midrash vuole spiegare la relativa facilità con cui Korach riesce a convincere il popolo, il che risulta anche dalla Torà: Tutta la comunità sono santi e in mezzi a loro è il Signore e perché vi elevate al di sopra della congrega del Signore? (Bamidbar 16, 4).

Dall’esame del testo biblico condotto alla luce del misrash appare chiaramente la malafede di Korach.