Alla fine della Perashà di questa settimana, la Torà ci esorta ad usare pesi e misure regolari e giuste. Subito dopo questo passo, segue il precetto di ricordare il proditorio attacco fatto da 'Amalèk agli Israeliti dopo la loro uscita dall'Egitto. Rashì, il grande commentatore della Torà, spiega che questi due precetti si trovano vicini benché non ci sia fra loro alcun nesso per dare un ammonimento alla nazione ebraica:
"Se userete falsi pesi e misure, il castigo Divino vi verrà inflitto in forma di persecuzioni da parte dei vostri nemici, poiché, come è scritto nei Proverbi 4; "Le bilance false sono in abominio al Signore".
A prima vista, è difficile capire la ragione di un castigo così severo per l'uso di pesi falsi. Certamente questo crimine è soltanto un diverso modo di rubare, ed il furto comporta una punizione ben più lieve.
Le parole: "Falsi pesi e misure", oltre al loro significato letterale, ne possono avere un altro più recondito. L'espressione: "False misure" si può riferire al metro che alcuni applicano alle cose della religione. Tutti sappiamo che l'accontentarsi del- la propria sorte e un ammirevole qualità. È scritto nella Mishnà: "Chi è ricco? Colui che è contento da ciò che ha". Questo è il ragionamento che facciamo quando pensiamo di doverci ritenere soddisfatti della nostra vita religiosa. Se andiamo tre volte all'anno in Sinagoga - va già bene! Se i nostri figli studiano un po' di Torà soltanto quanto basta per fare il Bar Mitzvà - è sufficiente! Se una scuola ebraica cerca di fare delle migliorie e di aumentare la sua capacità ricettiva, c'è chi dice: "Ma come? in Europa, quand'ero ragazzo, la nostra scuola ebraica era una specie di baracca e per noi andava bene!" Alcuni nostri correligionari la pensano così.
Nella nostra vita materiale, invece, il nostro modo di fare è proprio l'opposto. Infatti spesso sfruttiamo fino al limite estremo ogni nostra energia. Lavoriamo otto, dieci, dodici, quindici ore al giorno; e qualsiasi guadagno è insufficiente, pur grande esso sia. Per quanto elevati siano il nostro standard di vita e la nostra posizione sociale, non sarà mai abbastanza per noi.
È questa "falsa misura", questo evidente doppio modo di valutare le cose, che provoca l'ira di D-o. È riguardo alle cose materiali che il Talmud dice: "Chi è ricco? Colui che si contenta di ciò che ha". Nelle cose materiali dovremmo cercare di accontentarci di un minimo. Ma per quanto riguarda l'osservanza e l'educazione religiose non dovremmo dire mai "Ho raggiunto la perfezione".
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