Secondo questo ragionamento, gli ultimi giorni di Péssach sono superiori non solo in relazione a quelli di Chol Hamo’èd, ma anche ai primi due giorni di festa. L’ultimo giorno celebriamo la miracolosa apertura del Mar Rosso. Questo evento segnò il fulcro della rivelazione di Hashèm, che fu ancora maggiore di quella che si manifestò durante la liberazione dall’Egitto; fu talmente elevata che gli ebrei “indicarono Hashèm con un dito” e perfino “una serva poté vedere al Mar Rosso ciò che nemmeno ai profeti è stato concesso di vedere”. Quanto non era stato rivelato nei primi giorni di Péssach fu rivelato l’ultimo giorno.
Questa “crescita” nei gradi di rivelazione di Hashèm emerge anche dalle parole stesse della Haggadà: in Egitto (a proposito della terza piaga) i maghi dissero a Faraone: «È il dito di Hashèm!» (Shemòt 8, 15) mentre a proposito del Mar Rosso è scritto: Israèl vide la grandiosa mano di Hashèm (Shemòt 14, 31). Essendo la mano composta da cinque dita, la rivelazione sul Mar Rosso era quindi cinque volte più grande di quella del primo giorno di Péssach.
Inoltre, la rivelazione degli ultimi giorni è infinitamente più grande di quella dei primi – corrispondente alla redenzione dall’Egitto – perché equivale alla futura redenzione, definitiva e universale, infinitamente più grande.
La maggior santità di Acharòn Shel Péssach rispetto a tutti i giorni precedenti consiste quindi nel fatto che sia associato a Mashìach, come sottolineato anche dal brano di Yesha’yà che in quel giorno si legge come haftarà.
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