Il Signore parlò a Moshè e Aharòn dicendo: «Questo è lo statuto della legge che il Signore ha comandato. Dì ai figli di Israele che ti prendano una vacca rossa perfetta, che non abbia alcun difetto e sulla quale non sia stato messo giogo. Ciò sia per i vostri figli da osservare per fare dell’acqua purificatrice, è un chattàt (espiazione)».

Un idolatra domandò a rabbi Jochannàn ben Zakkay: «Quello che voi fate con la vacca sembrano stregonerie! Voi prendete una vacca, la bruciate, la sminuzzate, prendete la sua cenere e quando uno di voi si rende impuro a causa di un morto gli spruzzate due o tre gocce e gli dite: sei puro!».

Gli domandò a sua volta rabbi Jochannàn: «Non ti è mai capitato che uno spirito maligno si sia impossessato di te?».
Gli rispose: «No».

Gli chiese ancora rabbi Jochannàn: «Hai mai visto una persona posseduta da uno spirito maligno?».

Gli rispose: «Si».

Gli domandò ancora: «Voi cosa gli fate?».

Gli rispose: «Si prendono delle radici, le si bruciano, si spruzza contro lo spirito un po’ d’acqua ed esso fugge».

Gli disse rabbi Jochannàn: «Che le tue orecchie sentano ciò che la tua bocca ha pronunciato!».

Così questo spirito (della persona impura) è impuro come è scritto: “eliminerò dalla terra i falsi profeti e ogni spirito impuro” (Zaccaria 13, 2); si spruzza quindi un po’ d’acqua pura ed esso fugge.

Quando l’idolatra uscì gli allievi dissero a rabbi Jochannàn: «Maestro, lui lo hai liquidato facilmente, ma a noi cosa rispondi?».

Rispose loro: «Non è un morto che rende impuri e non sono le acque che purificano, ma D-o: Una legge ho stabilito, un decreto ho decretato e tu non hai la facoltà di trasgredire il mio decreto!» (Bemidbàr Rabbà , 8).

Il problema della comprensione delle mitzvòt si presenta in modo particolare quando si affronta il tema della vacca rossa. Si sa che, tra le suddivisioni possibili, vi sono due tipi di mitzvòt:

Mishpatìm: norme comprensibili e razionali, per esempio non rubare e non uccidere.

Chuqqìm: leggi la cui comprensione sfugge al razionale, come le norme alimentari e la vacca rossa.

Quest’ultima, in particolare, si trova all’apice della difficoltà, tanto che i Maestri dissero che anche a Salomone, che comprese tutti i precetti, la questione della vacca rossa rimase oscura.
Il midràsh va letto tenendo conto dell’epoca in cui si colloca.

Ai tempi di rabbi Jochannàn era diffusa anche tra le persone colte la superstizione dell’esistenza dello spirito maligno, si può pertanto capire come la prescrizione della vacca rossa non fosse considerata una stregoneria, ma una pratica religiosa consueta.

La risposta, però, non accontenta gli allievi che non accettano semplicemente il riferimento agli spiriti maligni.

Allora viene la seconda risposta: ciò che importa è il comandamento, la regola vale perché è stata comandata.

I precetti in genere sono stati dati per il bene dell’uomo e hanno la capacità di conservare e di prevenire l’uomo dagli errori.

Si chiedono infatti i Maestri: perché si chiamano chukìm, cioè Statuti? Perché sono incisi nell’uomo contro l’istinto del male e lo sostengono nella lotta contro il proprio istinto; l’uomo, quindi, osservandoli si purifica.

I precetti mettono l’uomo sempre alla prova e lo aiutano a compiere una continua verifica delle azioni che fa. Per questo l’ebreo deve tenere continuamente presente il sistema legislativo della Torà, perché fino a che è dentro tale sistema egli si eleva sempre di più giorno dopo giorno.

Per questo chi si rende impuro ha bisogno di un atto, sia pure formale, per rientrare dentro il sistema e tale atto assume importanza appunto perché dettato da D-o.

Se l’uomo trasgredisce la Legge si allontana automaticamente da D-o e dalla Torà, quindi per tornare, per espiare, non ha altro modo che quello di accettare e applicare un decreto Divino.

Tratto da Cyberdrasha.it