"Se presterai del denaro a [qualcuno del] mio popolo, al povero che si trova con te, non comportarti con lui da creditore..." (Esodo 22:24).
Il commentatore Rashi, citando rabbì Yishma'el, scrive che la parola ebraica "im", normalmente tradotta con "se", in questo caso ha un significato diverso e va tradotta con "qualora". In altre parole, l'atto di prestare denaro ad una persona meno fortunata non è solamente una bella cosa bensì un precetto della Torà.
La questione della povertà e la ricchezza e il perché esistono queste differenze ha occupato le grandi menti nel corso di tutta la storia.
Rabbì Avraham Sabba (1440-1508) autore del commento Zeror Hamor affronta il problema succintamente. Secondo lui è semplicemente una parte della vita che esistono i poveri e i ricchi e si verifica in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in una maniera che fa quasi sembrare che la differenza sia necessaria per il funzionamento della società.
Attraveso molto delle proprie leggi, la Torà cerca di colmare il divario tra i vari livelli per assicurare che ci sia sempre un rapporto e un legame tra di essi. Per esempio, le leggi riguardanti l'anno sabbatico nell'agricoltura, il lasciare "riposare" i campi e non raccoglierne il prodotto, fa sì che il ricco possa apririsi un po' al punto di vista quotidiano del povero.
Un Midrash sulla nostra parashà racconta che il re David rifletté molto e profondamente su questo problema e chiese anche una risposta a D-o.
La risposta potrebbe essere che se non ci fossero queste differenze, se tutti fossero ricchi, dove si potrebbe esprimere l'autentica benevolenza? Se nessuno avesse bisogno d'aiuto, non esisterebbe la vera gentilezza.
Nel 1972, il Rebbe di Lubavitch citò questo midrash in un discorso e fece una riflessione al riguardo: Perché il bisogno di creare le differenze per ottenere della gentilezza, nell'eliminare il problema D-o potrebbe semplicemente fornire a tutti in maniera diretta!
Il Rebbe spiegò che le nostre azioni in questo mondo hanno un impatto oltre quello evidente. Un atto di beneficenza o di gentilezza non solo aiuta la persona ad apririsi e quindi a crescere e crea nuovi rapporti importanti, ma porta anche ad un'apertura dall'Alto.
Ognuno riconosce che tutto ciò che possiede lo deve alla berachà (benedizione) del Sign-re e quando si comporta generosamente con gli altri può chiedere a Lui la Sua generosità.
Inoltre, la dinamica ricchi-poveri ci ricorda costantemente che nella vita si da e si riceve di continuo. La domanda è solo cosa, quanto e da chi...
ב"ה
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