La traduzione letterale di mishpat è "legge" o anche "sentenza". La legge ebraica è suddivisa in tre categorie ed i mishpatìm sono le norme morali comprensibili dalla mente umana, come la logica proibizione di uccidere e di rubare. I chukìm invece sono i dogmi imposti senza l’accompagnamento di una spiegazione, come la kasherùt. Le eduiòt - testimonianze, sono le leggi inerenti all’osservanza di feste che ricordano determinati eventi dei quali, appunto, siamo stati testimoni oculari.
Qual è il nesso tra la solenne ed abbagliante parashà precedente, Yitrò, e quella presente? Dopo lo straordinario evento del dono della Torà, ci saremmo aspettati disposizioni sul privilegiato ed elevato rapporto tra noi e D-o. Perchè trattare di mishpatìm, “semplici leggi” riguardanti i rapporti tra l’uomo e il suo prossimo?
Dato che lo scopo della Torà è quello di fungere da ponte tra la dimensione spirituale e la dimensione materiale, le due parashiot sono affiancate, in quanto l’evento del Sinai diventa accessibile solo tramite la pratica di mitzvot fisiche.
L’obiettivo dei comandamenti è quello di civilizzare gli uomini. Come insegna la chassidut, la nostra personalità è dotata di due anime, una Divina e una animale che convivono in uno stesso esiguo spazio e se lo contendono costantemente. Seguendo i precetti, inclusi quelli sprovvisti di razionalità, l’influenza Divina avrà il soppravvento sull’impulso fisico.
Rispettando le mitzvòt vita natural durante, sottoponiamo le nostre innate e grezze inclinazioni ad un costante allenamento di raffinatezza. Prendiamo l’esempio della Kasherùt, inserita, a priori paradossalmente, in questa parashà. In effetti, come mai viene riportata questa legge irrazionale che connette l’uomo a D-o in mezzo ad un’infinità di mishpatìm che regolano, invece, i rapporti interpersonali? Le norme sulla Kasherùt non si limitano solo al divieto di nutrirsi di determinati alimenti ma il divieto si estende anche alle nostre azioni.
Il perenne domandarsi “Questo cibo è casher?” deve allo stesso modo assillarci prima di qualsiasi impresa: “Questo atteggiamento è davvero Kasher?”. La Torà impartisce: “[....] Se vedi l’asino di una persona che odi cedere sotto il peso del suo carico, non evitare la situazione, lo aiuterai a liberarsene” e prosegue conl'ingiunzione di aiutare amici e nemici allo stesso modo. Ma come dobbiamo reagire se incontriamo le loro bestie da soma contemporaneamente? Bisogna inanzittuto soccorrere l’animale appartenente al nemico.
È molto più difficile aiutare un nemico che un amico. A tal fine, è necessario soffocare con violenza il nostro istinto che ci indurebbe a non venire incontro al nemico. L’istinto represso ripetutamente si trasforma col tempo in bontà. L’osservanza degli ordini Divini serve a civilizzarci. Mitzvà dopo mitzvà la nostra indole subirà positivi mutamenti che irradieranno il mondo intero.
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