I termini molto comuni “Shomèr Shabbàt”, “Shomèr Mitzvòt” o “Shomèr Torà” una volta tradotti vengono spesso associati al concetto di “osservanza”; dello Shabbàt, delle Mitzvòt o della Torà.

La vera traduzione di shomèr, però, si avvicina maggiormente al concetto di “custode” o “guardiano”.

Sorge spontanea la domanda: perché colui che osserva lo Shabbàt verrebbe così definito “custode” dello Shabbàt e non mekayém — colui che lo osserva?

Il fatto che i termini sopra citati derivino tutti da versetti della Torà scritta (rispettivamente Isaia 56, 4; Ecclesiaste 8, 5; Proverbi 29, 19) ci porta a capirne ulteriormente la profondità.

La nostra parashà, che tratta di leggi civili, include anche quelle concernenti coloro a cui viene affidato l’incarico di custodire proprietà altrui. Qual è la portata della responsabilità da loro richiesta?

Tipi di Custodi

Esistono quattro categorie di custodi: 1) Il custode non retribuito che è responsabile solo se è stato negligente (ma non paga in caso di perdita o furto). 2) Il custode a pagamento dal quale viene richiesta maggior responsabilità e rimborsa la perdita in ogni caso eccetto laddove la causa sia di forza maggiore. 3) Colui che prende in prestito, che è responsabile in qualsiasi caso. (La quarta categoria, l’affittuario, è simile halachicamente al custode a pagamento.)

Nell’ebraismo tutti sono considerati custodi poiché è come se la Torà e le mitzvòt fossero un pegno datoci in custodia garantendone la continuità nel corso delle generazioni.

Che custode sei?

Custodi, sì, ma di che tipo? Ognuno di noi potrebbe avere un approccio diverso... Ci sono delle mitzvòt per le quali certi si considerano “custodi non retribuiti” e verso cui sentono una responsabilità limitata. Per altre invece si considerano “custodi a pagamento” e si sentono in dovere anche di fare degli sforzi pur di poterle osservare (o custodire...).

Per altre mitzvòt (il séder, la milà) tanti si sentono come il custode che prende un prestito — faranno di tutto per osservarle anche in casi di forza maggiore.

Per questo ci chiamiamo un popolo che custodisce — non che osserva — le mitzvòt. Il nostro compito consiste tuttavia nell’incrementare in quantità e qualità le mitzvòt da noi custodite, con la massima responsabilità. Questo sarà un merito in più negli occhi del Shomér Israel, Colui che custodisce il nostro popolo.

di Rav Shalom Hazan