La metà della popolazione mondiale soffre di fame. I mass media trattano sempre dello stesso conflitto regionale in medioriente, allorchè in zone sparse un po' dappertutto nel mondo decine di altre guerre sono in corso. In paesi democratici e più civilizzati vigono altre forme di crudeltà : persone che feriscono il cuore del prossimo o che ne calpestano le qualità nella ricerca sfrenata di soldi, di potere e nella realizzazione egocentrica delle proprie ambizioni. Vogliamo agire ma ogni iniziativa ci sembra vana e disperata. Possiamo nutrire un bambino affamato ma altri milioni aspettano disperatamente un pezzo di pane da mettere sotto i denti. Ad ogni parola gentile, milioni di offese e di insulti vengono proferiti nel mondo intero. Di fronte ad ogni gesto caritatevole, innumerevoli abbiezze vengono perpetrate. In che cosa possiamo sperare?
Ya’acòv, pur essendo una persona pura, dimostrò una certa abilità nello sormontare gli ostacoli e nel raggiungere i suoi obiettivi. Egli conosceva bene il mondo in cui viveva. A quei tempi la maggior parte dell’umanità si dedicava a pratiche barbare di indicibile crudeltà. Ciònonstante egli credeva nell’imminenza dei tempi messianici. In questa parashà viene riportato l’incontro tra Ya’acòv e Essav a causa del quale dovette scappare a Charàn per evitare di farsi uccidere da lui. Si ritrovarono dopo lunghi anni ma poi Ya’acòv si rese conto che la sua buona fede non bastava e che il frarello non era cambiato.
Dopo che questi lo invitò a Edom, declinò l’invito dicendogli: “Ti prego vai tu prima. Io ti seguirò lentamente a ritmo del mio gregge e dei miei bambini fino a Seir”. Esav procedette ma Ya’acòv non si recò a Edom nel regno montagnoso del fratello. Si stabilì a Chevròn e trent’anni dopo scese in Egitto ove trascorse gli ultimi diciassette anni della sua vita. Il Midrash pone la domanda: ”Quando dunque Ya’acòv manterrà la promessa di andare a Seir? Ai tempi di Mashiach come predisse il profeta Ovadia :”I salvatori saliranno sulla montagna si Tzion per giudicare la montagna di Essav”.
Ya’acòv sperava in Mashiach e in un radicale cambiamento del fratello. Il comportamento di Ya’acòv è una lezione di ottimismo e di propensione verso il bene. Anche noi oggi possiamo imparare molto da i nostri avi. Ognuno nel suo piccolo deve cercare di cambiare il male in bene: il fatto di nutrire un bambino affamato lenisce ogni insulto proferito sulla faccia della terra.
Perchè il mondo è uno e che ogni essere umano è il mondo. Ya’acòv era moralmente integro, dava sempre il beneficio del dubbio, ma era anche previdente e responsabile e non volle far correre rischi alla sua famiglia. Era consapevole dell’indole bellicosa e materialista di Essav, quindi, prima di incontralo si premunì di tre elementi: la preghiera, i doni e le armi. Pregò ad Hashem, ringraziandolo umilmente per la Sua magnanimità. In seguito, preparò un enorme dono per il fratello costituito da un numero importante di animali da pascolo. Sapendo che 'Essav era accompagnato da quattrocento uomini armati, come manovra strategica divise i suoi pochissimi uomini in due campi. Riuscì a persuadere 'Essav ad accettare il suo dono, Hashem aiutò Ya’acòv e nessun conflitto scaturì da quell’incontro.
Questo è sempre stato l’approccio del popolo ebraico di fronte alle avversità della nostra lunga e sofferta storia. Un approccio imapartitoci dai patriarchi tramite i loro atteggiamenti: credere nel bene, odiare la violenza, ma essere pronti a difendersi e a combattere. È chiaro che la preghiera è una constante nella dinamica ebraica, sempre necessaria. Sapere miscelare in dosi equilibrate la riconciliazione e la preparazione allo scontro è la chiave per salvare un massimo di vite umane. Ma lo scopo è sempre quello di ottenere la pace e la sicurezza.
Parliamone