Un inviato del Sign-re gli [a Moshé] apparve attraverso una fiamma di fuoco di mezzo a un roveto e osservando si avvide che il roveto ardeva per il fuoco, ma non si consumava (Shemot 3, 2).
E il Sign-re continuò: “Ho considerato la condizione di avvilimento del mio popolo in Egitto… Voglio quindi scendere a salvarlo dalla mano degli egizi traendolo da quel paese per farlo salire ad una terra fertile e spaziosa…(Shemot 3, 7-8).
Grande è la pace, in quanto D-o non si è rivelato mediante i Cherubini… ma attraverso una cosa che rappresenta la pace, come è detto: E apparve a lui il Sign-re attraverso una fiamma di fuoco; gli mostrò il fuoco che arde nel verde e non lo consuma e esso non consuma lui (Mishnà de rabbi Eli’ezer. Parasha 4).
Da qui impariamo la misericordia divina per ciò che concerne i malvagi, come è scritto: ecco il roveto ardeva per il fuoco per fare giustizia dei malvagi, ma il roveto non si consumava; analogamente essi nonostante tutto non sono soggetti alla distruzione (Zohar 11).
E perché D-o ha fatto vedere a Moshé questo fenomeno?
In quanto Moshé pensava: “Forse gli egizi distruggeranno Israele?”.
Perciò D-o gli mostrò un fuoco che arde, ma non consuma.
Gli disse: “Come il roveto arde di fuoco e non si consuma, così gli egizi non possono distruggere Israele” (Shemot Rabba 2, 10).
D-o si rivela a Moshé, per la prima volta, attraverso un roveto ardente.
Tale rivelazione ha occupato i Maestri del midrash che si sono chiesti: qual è il significato che racchiude tale apparizione?
Secondo il primo midrash il roveto ardente richiama il grande concetto della pace. Infatti due elementi fisicamente contrastanti vivono in simbiosi: il fuoco e il legno. Da una parte c’è il fuoco che brucia il roveto che non si consuma, dall’altra il fuoco che non si spegne perché il roveto non si consuma: così la pace.
Secondo il midrash dello Zohar il roveto rappresenta i malvagi, mentre il fuoco rappresenta la giustizia divina; dal momento che il fuoco non distrugge il roveto, il midrash richiama alla mente uno dei concetti base dell’ebraismo: la misericordia divina.
Questo è il metro con il quale D-o giudica il mondo.
Un giudice obiettivo, vedendo che la bilancia del bene e del male propende verso un solo lato, quello del male, probabilmente non esiterebbe a infliggere una severa punizione.
Viceversa, insegna il midrash, D-o cerca sempre di non esaminare obiettivamente la bilancia, facendo in modo che i malvagi siano puniti, come il fuoco arde il roveto, ma non distrutti.
Vediamo, in sintesi, come i primo due midrashim riportati contengano due concetti fondamentali: la pace e la misericordia divina.
Questi concetti sono estraniati dal contesto del passo della Torà, dove si parla della futura libertà del popolo ebraico.
Il terzo midrash si avvicina di più al testo, anche se non completamente – per il fatto che il fuoco nel midrash rappresenta gli egizi, mentre nel testo il fuoco è simbolo di D-o e perché nel testo D-o non comunica a Moshé che gli egizi non riusciranno a distruggere Israele, bensì che Egli porrà fine alla schiavitù.
Secondo il midrash il fuoco rappresenterebbe gli egizi, il roveto, invece, gli ebrei; come il fuoco non consuma il roveto, così gli egizi non riusciranno a distruggere Israele: tema molto attuale questo, che suggerisce l’idea che ha sempre dominato la storia ebraica e che viene ricordato nella Haggadà di Péssach: “In ogni generazione si leva qualcuno contro di noi per distruggerci, ma il Santo Benedetto D-o ci salva dalle loro mani”.
Parliamone