Se è maschio (Esodo 1, 16). Egli prestava attenzione solo ai maschi, perché i suoi astrologi gli avevano predetto che sarebbe nato [da un’ebrea] un figlio che avrebbe liberato il popolo (Shemòt Rabbà 1, 18).
D-o ricompensò le levatrici (Esodo 1, 20). E come le ricompensò?
Fece prosperare le loro famiglie (Esodo 1, 21). Famiglie di sacerdoti, leviti e dinastie regali che vengono definite con il termine di case, come è scritto: E Salomone costruì la casa del Signore e la casa del re (I Re 9, 1). La casa del Signore è riferito alla dinastia dei sacerdoti e dei leviti che discendevano da Jochevet (Shifrà), mentre la casa del re, cioè la dinastia regale, è discendente da Miriam (Pu’a) come è riferito nel trattato Sotà (Talmud Sotà 11b).
Il suo popolo (Esodo 1, 22). Questo può essere inteso nel senso che decretò ciò per tutto il suo popolo. Il giorno in cui nacque Mosè gli astrologi dissero: «È nato oggi il loro liberatore, non sappiamo se è nato da un egizio o da un ebreo, ma vediamo che subirà una sventura a causa dell’acqua»; perciò il faraone emanò un decreto che riguardava anche gli egizi, in quanto è scritto: Ogni maschio neonato [nell’edizione più antica di Rahi è scritto: Da un’egizia o da un’ebrea. L’equivoco nasce per il fatto che era nato da un’ebrea, ma era stato adottato dalla figlia del faraone] e non è precisato: Ogni bambino nato agli ebrei (Esodo 1, 22). Gli astrologi non erano i n grado di sapere che le sventure di Mosè relative all’acqua non si riferivano alle acque del Nilo, ma a quelle di Merivà (Shemòt Rabbà 1, 28; Talmud Sanhedrin 101b).
Sposò una ragazza (Esodo 2, 1). Il padre di Mosè aveva vissuto separato dalla moglie a causa del decreto contro i neonati ebrei. Ora la riprese per contrarre un nuovo matrimonio ed ella, fisicamente, era tornata ad essere una ragazza. In effetti ella aveva 130 anni perché era nata fra le mura, quando gli ebrei erano venuti in Egitto ove erano rimasti per 210 anni. Quando lasciarono l’Egitto, Mosè aveva 80 anni: se ne deduce che la madre rimase incinta a 130 anni e nel testo è ancora definita una ragazza della tribù di Levi [Rashi qui fa riferimento al midrash. Cf Talmud Sotà 12a; Shemòt Rabbà 1, 19; Talmud Baba Batra 119b).
La figlia del faraone disse alla madre: «Prendi questo bambino»… (Esodo 2, 9). Ella, senza saperlo, profetizzò. Infatti l’espressione helichi è composta da due parole aramaiche: ha e shelichi: ecco ciò che è tuo, ovvero ciò che ti appartiene.
Mosè era divenuto grande (Esodo 2, 11). Ma non è già scritto: il bambino crebbe? Rabbi Yehuda ben ‘Ilai disse: «La prima volta si riferisce alla statura e la seconda alla nobiltà». Il faraone l’aveva nominato capo della sua casa.
La notizia giunse al faraone (Esodo 2, 15). Datan e Aviram lo avevano denunciato [per l’uccisione di un sorvegliante egizio].
Il sacerdote di Midyan (Esodo 2, 16). Qui sacerdote significa capo (cf Targum e Mechilta su Ithrò). Egli aveva abbandonato l’idolatria e per questo l’avevano bandito (Tanchuma Shemot 11; Shemot Raba 1, 32).
Dopo molto tempo (Esodo 2, 23). Da quando Mosè abitava a Midyan.
Morì il re d’Egitto (Esodo 2, 23). Gli ebrei avvertirono la necessità di aiuto. E Mosè che era pastore del gregge, li aiutò. Per questo motivo i capitoli sono congiunti.
Il Signore vide i figli di Israele e seppe (Esodo 2, 25). Rivolse loro la sua attenzione e non nascose loro il suo sguardo.
Disse ancora D-o a Mosè: «Così dirai […] questo è il mio nome perpetuo… (Esodo 3, 15). L’espressione le’olam [perpetuo] è scritta senza la vav, per cui può essere letta le’alem, cioè questo è il mio nome da tenere nascosto, quasi a dire: «Tieni nascosto il nome di D-o affinché non venga letto come è scritto.
Così vengo designato … (Esodo 3, 15). Gli insegna come deve essere letto […].
Io ti ho già detto […] ebbene Io farò morire tuo figlio primogenito (Esodo 4, 23). Questa è l’ultima delle piaghe e volle avvertirlo prima, perché era la più severa di tutte. Questo è il significato di: «Vedi D-o è eccelso nella sua potenza, chi può insegnare come lui?», cioè a dire: un essere umano che vuole vendicarsi di un suo compagno predispone segretamente i suoi piani per impedirgli di sfuggire. Ma il Santo Benedetto Egli sia è talmente elevato nella sua potenza che non vi è possibilità di scampo dalla sua mano se non facendo teshuva [pentimento, ritorno] a lui. Perciò Egli lo informa [della punizione cui andrà incontro] e lo avverte.
Durante il viaggio… (Esodo 4, 24). L’angelo tentò di far morire Mosè perché egli non aveva circonciso suo figlio Eli’ezer. Poiché si era mostrato trascurato in questo, D-o voleva punirlo con la morte. Apprendiamo da una Baraita che rabbi Yosse disse: «D-o ne guardi, Mosè non fu trascurato nell’eseguire la circoncisione; egli pensava: “Se lo circoncido subito e mi metto in viaggio il bambino sarà esposto a pericoli per tre giorni. Se però io lo circoncido e aspetto tre giorni, non obbedisco al Santo Benedetto Egli sia che mi ha comandato: Va’, torna in Egitto. Perché allora fu considerato meritevole di morte? Perché diede la precedenza alle faccende relative alla sua prima tappa del viaggio».
L’angelo si trasformò in un serpente che cominciò a ingoiare Mosè dalla testa fino alle anche e, dopo averlo rimesso fuori, tornò ad ingoiarlo dai piedi fino all’anca [cioè all’altezza del membro]. Tzippora allora capì che ciò era avvenuto a causa del rinvio della circoncisione (Talmud Yerushalmi Nedarim III, Mechilta Ithrò. Talmud Bavli Nedarim 32a; Shemòt Rabbà 5, 8).
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