Al tempo della schiavitù di Israele in Egitto, anche le donne furono costrette a fare lavori che solo un uomo può svolgere. Tutte le donne dovevano lavorare, anche quelle incinte. Essa dovevano impastare la creta per formare mattoni.

Una volta accadde che una donna, in avanzato stato di gravidanza impastava la creta; a causa degli sforzi per il duro lavoro le cadde il frutto del suo ventre non ancora maturo e venne impastato con la creta.

Allora le grida della madre salirono fino al Trono della Gloria di D-o. Quando l’angelo Gabriele udì quelle grida discese dal cielo, prese il mattone, lo portò dinanzi all’Altissimo e disse: “Sign-re, guarda quale sventura ha colpito le madri ebree. I loro figli vengono annientati ancora prima di nascere”.

D-o prese il mattone, se lo pose davanti e lo tenne a memoria di tutti i tormenti che le madri ebree e i loro figli avevano patito. Da allora chi pecca contro un figlio di Israele deve subire una punizione terribile. Ogni persecutore degli ebrei si troverà da vecchio un grosso peso sul capo, come se avesse su di lui un grande mattone che lo schiaccia senza tregua (Shemot Rabba, 2).