Capitolo 30, 11-38. Il Signore comanda il versamento di mezzo shekel – di redenzione e riscatto – a testa al fine di censire gli uomini adulti. Il censimento in sé si considera quasi una colpa, poiché dimostra scarsa fiducia nel Signore, per questo si richiede l’espiazione tramite il pagamento di una sorta di tassa che sarà impiegata per il Tabernacolo.
D-o dà le istruzioni a Mosè per la costruzione di altri arredi per il Tabernacolo e di altri oggetti per il suo servizio: la conca di rame per i bagni sacerdotali, l’olio per la sacra unzione, l’incenso.
Capitolo 31, 1-18. Betzalel, affiancato da Ahaliav, sono designati come architetti e supervisori, per l’edificazione e per l’esecuzione corretta – secondo la sue stesse indicazioni – del Tabernacolo e dei suoi arredi. Ogni lavoro, inerente tale incombenza, è vietato durante il sabato.
Capitolo 32, 1-35. Quindi Mosè, recatosi su comando di D-o sul monte Sinai per ricevere il decalogo in due tavole e gli ammaestramenti circa il lavoro da svolgere, torna verso l’accampamento, ma vede che, in sua assenza, il popolo ha costruito un vitello d’oro cui reca offerte e rende culto idolatra.
Mosè, dopo il primo impeto d’ira che lo induce a scagliare le tavole per lo sdegno della visione che si presenta ai suoi occhi giungendo all’accampamento…
Capitolo 33, 1-23… prega il Signore affinché non distrugga il popolo di Israele; il Signore revoca la condanna.
Capitolo 34, 1-35. Mosè sale sul monte per la seconda volta, là il Signore rinnova le promesse fatte a Abramo, Isacco e Giacobbe, di condurre e dare in retaggio alla loro discendenza una terra stillante latte e miele, la terra di Israele, nella quale risiederà in mezzo al popolo. Il profeta, poi riceve da D-o due nuove tavole della Legge. Dopo essersi trattenuto sul monte digiunando per quaranta giorni, Mosè ridiscende: il suo viso era risplendente, poiché il Signore gli aveva parlato, al punto che nessuno, neppure Aronne, osava avvicinarsi a lui.
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