E Mosè si voltò e scese dal monte, e le due tavole della Testimonianza erano nella sua mano: tavole incise da un estremo all’altro, e da una parte all’altra erano scritte. E le tavole erano opera di D-o, e la scrittura era la scrittura di D-o, incisa nelle tavole (Esodo 32:15-16). La Torà si riferisce ai 613 precetti con diversi sinonimi, che variano da “mitzvà” (comandamento), a “dibbùr” (“parola”), “mishpàt” (statuto), “chok” (decreto). Quest’ultimo comporta un decreto soprannaturale, una legge osservata per sottomissione a un’autorità che non possiamo e non dobbiamo mettere in questione. Così il termine chok indica la categoria di precetti che non possiamo razionalizzare, come le leggi dell’impurità rituale e il divieto di mischiare carne e latte. Il significato letterale di “chok” in realtà è “incidere”, e in effetti Rabbi Schneur Zalman di Liadi spiega che la differenza tra i chukìm soprannaturali e le leggi razionali corrisponde alla differenza tra lettere incise e lettere scritte.

Scrittura e Incisione

La Torà ci è data stata in forma scritta: sotto dettatura Divina Moshè scrisse con inchiostro materiale sulla pergamena, dandoci così il Pentateuco (i Cinque Libri di Moshè), chiamato anche Torà Scritta. Esiste anche una versione della Torà sotto forma di norma “incisa”: la legge di D-o fu prima incapsulata nei Dieci Comandamenti, incisi dalla Mano di D-o nelle due tavole di pietra. Quando qualcosa è scritto, la sostanza delle lettere che lo esprime (l’inchiostro) resta separata dalla sostanza su cui viene apposta (ad esempio la pergamena); è vero che le due sostanze si sono unite a formare un’entità singola (il documento), ma questa entità resta comunque composta di due elementi separati (inchiostro e pergamena). Le lettere incise su una pietra invece sono forgiate in essa: le parole sono pietra e la pietra diventa parole. Vi sono alcuni aspetti nell’uomo acquisiti in maniera tale da formare un tutt’uno con la propria personalità, e altri aspetti che si aggiungono a questi come l’intelletto, che è in perpetuo movimento, sviluppandosi e modificandosi nel corso della vita. Le mitzvòt razionali sono come inchiostro scritto sulla pergamena della nostra anima, qualcosa che è stato aggiunto al nostro Io, e vengono osservate nella misura in cui “l’inchiostro” (l’intelletto) e il “documento” (i sentimenti) diventano un tutt’uno (me stesso). I chukìm invece sono decreti incisi; li osserviamo solo per innata obbedienza all’Onnipotente, e questa obbedienza non è qualcosa che si acquisisce o si sviluppa con il tempo (anche se possono esserci momenti in cui è un po’ sopita); è l’essenza dell’ebreo, la scintilla Divina impressa nella nostra anima. In realtà, ogni precetto è espressione della volontà Divina, e in questo senso tutta la Torà è “chok”, poiché in nessun caso la mente umana può spiegare o descrivere il desiderio di D-o. Quindi è sbagliato pensare che esistano precetti razionali da un lato e soprannaturali dall’altro; sono invece due dimensioni della stessa Torà, di cui una possiede anche elementi scritti oltre a quelli incisi. I Dieci Comandamenti furono incisi e sono tutti precetti razionali: ogni mitzvà deve essere compiuta in quanto volontà Divina e al tempo stesso essere valorizzata con l’intelletto e i sentimenti.

Due Incisioni

Resta una domanda: se le mitzvòt sono tutte indistintamente volontà Divina, perché dobbiamo coinvolgere anche il nostro intelletto? Perché aggiungere inchiostro a qualcosa che è comunque già inciso? La risposta è che D-o ci ha comandato così, perché anche questo è un decreto Divino, perché Egli ha vestito la Sua volontà nella mitzvà compassionevole della tzedakà, nel codice di leggi sociali, nell’esperienza unica dello Shabbàt. È il Sign-re che ha voluto che noi ci impegnassimo anche nello studio e nell’analisi intellettuale dei Suoi precetti. In quest’ottica, la differenza tra un’obbedienza senza ragionamento e un’obbedienza anche ragionata corrisponde alla differenza tra due tipi di incisione. Le lettere incise di solito penetrano la superficie della pietra ma non la tagliano da un capo all’altro; non tutta la pietra diventa lettere ma solo la profondità con cui sono state incise. Questa è l’osservanza dei precetti senza impegno razionale: la mitzvà è sì incisa nell’anima ma non la penetra da un capo all’altro; intelletto ed emozioni non ne sono toccati. Le tavole dei Dieci Comandamenti però erano incise da un capo all’altro; ogni lettera era completamente scavata, come un buco nella pietra a forma di questa o quella lettera. Allora anche l’inchiostro e la pergamena, intelletto ed emozioni, sono parte della volontà Divina incisa nell’essenza dell’uomo.

Tratto dagli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch, chabad.org