Dopo ogni lettura della parashà settimanale, si legge la haftarà, un brano tratto dai libri dei Profeti che ha un nesso con la parashà.

La haftarà di questa settimana racconta la storia dello scontro tra Elia e i sacerdoti del Ba’al, deità pagana.

Quando il popolo di Israele si radunò per vedere il risultato della sfida tra Elia e i sacerdoti del Ba’al, Elia ammonì: «Fino a quando percorrerete due sentieri? Se il Signore è D-o andate dietro a lui e se invece è il Ba’al, andate dietro a lui».

Potrebbe sembrare che nell’ammonizione di Elia non sia dato il giusto rilievo alla questione più importante. Egli avrebbe dovuto rimproverarli, certo, piuttosto con le seguenti parole: «Fino a quando adorerete il Ba’al?», mentre sembra che Elia si indignasse più perché percorrevano due sentieri che per il fatto che seguissero il Ba’al.

Coloro che percorrevano due sentieri lo facevano perché, pur credendo in D-o, pensavano che il Ba’al potesse portare loro più vantaggi materiali. Giustamente Elia considera pericolosa questa loro tendenza per due importantissime ragioni:

1) coloro che credevano sinceramente nei poteri del Ba’al ed adoravano solo lui, sarebbero stati assaliti da amari rimorsi, quando finalmente si fossero resi conto che avevano commesso una grave colpa ed adorato un idolo vano. Essi sarebbero tornati a D-o con tutto il loro cuore. Invece quegli ebrei che professavano una doppia fede, non avrebbero provato simili sentimenti. In fin dei conti essi avevano sempre servito, parzialmente, D-o e perciò non si sarebbero sentiti gravemente in peccato.

2) Coloro che percorrevano due sentieri erano peggiori perché si rendevano conto perfettamente dell’onnipotenza di D-o, però erano disposti a trascurare del tutto la vita spirituale per ottenere beni materiali. Vendevano la loro fede “per un piatto di lenticchie”.

Il messaggio contenuto nelle parole di Elia è inequivocabile. Molti si considerano religiosi, però si comportano come se la fede fosse una religione di comodo e si possa “metterla da parte” di tanto in tanto, facendo lo stesso con D-o e le sue leggi, specialmente quando esse sono d’ostacolo alla vita sociale o fanno sentire una persona diversa dalle altre.

Si teme che la gente possa dire: «È un uomo all’antica. Non è adatto a vivere in quest’epoca moderna. Non la capisce».

Specialmente oggi nella società contemporanea, dove tutti sono convinti che non si possano seguire le vecchie usanze senza attuare dei compromessi, perché ci si deve adattare allo spirito dei tempi.

Ma proprio perché nell’uomo c’è questo timore di “ciò che dirà la gente” l’ebreo, vende, per così dire, D-o e la propria anima.

Comportandosi così, sarà possibile venire classificati come i peggiori tra coloro che percorrono due sentieri: si sa, infatti, ciò che è giusto, ma si tradiscono i propri principi per temporanei – e sovente immaginari – vantaggi materiali.

(Saggio basato si Likutè Sichot, vol I, p. 183-186; pubblicato in Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal)