Dopo il racconto della Torà della Rivelazione sul Sinai e dell'ascesa di Moshè sulla montagna per ricevere da D-o la Torà, seguono ben 16 capitoli in cui vengono riportati:
a) le istruzioni inerenti alla costruzione del Mishkàn Santuario;
b) il vitello dʼoro e il dono dei Dieci Comandamenti;
c) i materiali donati dal popolo per il Mishkàn e la relativa costruzione e santificazione.
Per quanto concerne lʼordine cronologico dei fatti, emergono opinioni leggermente divergenti.
Nachmanide sostiene che gli eventi ebbero luogo nellʼordine in cui appaiono, quindi, la realizzazione del Mishkàn fu rimandata dallʼatto di idolatria e dalla necessità di Mosè di ottenere il perdono di Hashem (il Sig-re) e le seconde Tavole;
Rashi invece, il Mishkàn era una risposta accompagnata dal perdono, pertanto, le disposizioni furono impartite a Mosè dopo il pentimento di Israel, dopo il perdono e il rilascio delle nuove Tavole;
Infine, lo Zohar stabilisce che le istruzioni e il dono dei materiali precedettero il peccato, perciò lʼedificazione del Santuario non era una conseguenza del vitello dʼoro e del pentimento, bensì un comandamento già impartito e la cui esecuzione era già iniziata.
Queste tre versioni indicano le tre categorie alle quali fu ordinato di fare una Residenza per il Sig-re: lo Zohar ritiene che il comandamento si rivolgeva ad una nazione di Tzaddikìm, di giusti immacolati. Il popolo, si ricorda, nacque al Sinai privo di colpe e puro come un neonato; Rashi pensa che era destinato ai Baaley Teshuvà, persone che hanno dimostrato rammarico per le infrazioni commesse e se il popolo non avesse scolpito lʼidolo non sarebbe stata opportuna una struttura materiale per ospitare lo spirito divino.
In base allo Zohar, lʼingiunzione di erigere il Santuario e i materiali apportati giunsero prima del vitello dʼoro; in base a Rashi giunsero dopo. I due approcci condividono lʼidea secondo la quale le disposizioni riguardo al Mishkàn non sarebbero sopravissute al grave peccato del popolo. Il Nahmanide rivela che lʼordine non fu revocato e nessuna «seconda edizione» fu necessaria.
IL SIGNIFICATO DEI COCCI DELLE TAVOLE
Ciò implica che la creazione di una Residenza per D-o spetta anche ad una nazione di Reshaìm, di peccatori; ciò implica che il comandamento rimane una forza che abbraccia anche gli alti e bassi della relazione tra Israel e Hashem persino quando la Torà si ritrova ridotta a cocci. Infatti, lʼArca Santa conteneva:
a) le prime Tavole donate ad una nazione di giusti
b) il fatto che fossero spezzate rappresentava lo stato di iniquità nel quale il popolo era caduto nel frattempo.
c) le seconde Tavole, simbolo della forza della Teshuvà, del ritorno al Creatore.
Se ne conclude che le tre opinioni combaciano: la residenza devʼessere un Trono costruito da tzadikkìm e una Residenza eretta dalla forza trasformatrice dei Baaley Teshuvà e, al contempo, unʼAbitazione divina fatta da sforzi umani, anche di bassa origine come quella dei reshaìm. Pertanto, solo con lʼunione delle tre forze si poteva soddisfare la Volontà divina.
(Likutè Sichòt)
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