Questa settimana leggiamo la storia del vitello d’oro. Mentre Moshè si trovava sul monte Sinai D-o gli comunica quanto accadeva sotto, nell’accampamento del popolo ebraico.

“Va’, scendi, poiché il tuo popolo che hai fatto salire dal Egitto si è corrotto.” (Esodo 32:7). Secondo le fonti citate da Rashì in questo il Sign-re rimprovera Moshè. “Non è detto il popolo bensì il tuo popolo”, riferito agli estranei che si sono uniti all’esodo con il permesso di Moshè.

D-o attribuisce la colpa del peccato a Moshè in quanto sembrerebbe che lui di propria iniziativa ha accettato degli elementi esterni al popolo che poi lo hanno portato a degli errori gravissimi.

Chi erano questi elementi indicati dalla Torà con il nome “Erev Rav” (un grande miscuglio di gente)? Quando gli ebrei uscirono dal Egitto molti, possiamo chiamarli opportunisti, saltarano sul carretto della redenzione. Evidentemente non erano dei convertiti sinceri, tuttavia Moshè li concesse il beneficio del dubbio. Come dice il salmista “l’uomo vede con gli occhi ma D-o vede il cuore” e infatti nel momento che Moshè si assentò, hanno usufruito del vuoto per ribellare contro D-o.

Continuando a leggere il testo, troviamo che chiedendo il perdono per il popolo Moshè si esprime decidendo “questo popolo ha commesso un grave peccato, forgiandosi degli dei d’oro”… (32:31). Noi abbiamo sempre sentito parlare di un unico vitello d’oro, perché cambia la descrizione qui? Guardiamo di nuovo il commento di Rashì: Moshè alludeva al fatto che “Tu, Sign-re, ha dato al popolo tanto oro esponendolo alla tentazione di farne poi cattivo impiego”.

D-o dice a Moshè che è colpa sua e Moshè gli risponde che è colpa Sua… ma è un gioco?

Questi brevi passi celano un mondo di differenza tra due punti di vista: E’ preferibile vivere in povertà ma con la fede salda o in ricchezza, con tutte le tentazioni che questo comporta? Ci sono state da sempre molte discussioni tra i maestri su questo.

Nel periodo della guerra napoleonica contro la Russia, molti rabbini importanti pregavano per la vittoria di Napoleone, perché avrebbe portato più libertà e diritti. Rabbì Shneur Zalman di Liadì (autore del Tanya e fondatore di Chabad) era contrario a questa posizione e pregava per la vittoria dello Zar dicendo “è vero che staremo peggio materialmente ma staremo meglio spiritualmente”. (Interessante notare che il Rebbe citato non si limitò a pregare ma in quanto cittadino russo aiutò molto la campagna militare dello Zar, mandando alcuni suoi allievi a spiare negli accampamenti dei francesi, ed hai poi ricevuto dallo Zar un’onorificenza per sé e per i propri successori).

Il successore di Rabbì Shneur Zalman nella nostra generazione, il Rebbe di Lubavitch, era dell’idea che questa tesi valeva in quei momenti ma oggigiorno è preferibile la tentazione della ricchezza a quella della povertà e nel dire questo augurava sempre che tutti possano avere le possibilità di servire D-o con tutto il necessario.