Maimonide scrive: «Si può riconoscere un erudito dalla sua sapienza e dalle sue qualità morali, dacché è così che si distingue dai suoi simili, nonché dal suo comportamento». La conoscenza deve plasmare il suo carattere e influenzare positivamente il suo comportamento. Tra le particolarità che contraddistinguono una persona dotta si annovera il linguaggio raffinato, come afferma Maimonide: «Un erudito non deve gridare [...] deve parlare con garbo a tutti [...] deve giudicare gli uomini sotto una luce favorevole, encomiare il prossimo e non menzionare mai qualcosa che lo farebbe vergognare».

Enfatizzando le qualità altrui se ne incoraggerà l’espressività e l’interessato si renderà conto del potenziale di cui è dotato. Poi, in privato, l’erudito potrà con tatto e gentilezza fargli osservazione riguardo alle sue mancanze.

Il Comandamento di Parlare

La parashà si chiama Emor, che è un comandamento che ingiunge di parlare. In questo contesto ci si riferisce all’insegnamento delle leggi inerenti al sacerdozio ma che si applicano anche alla vita di tutti i giorni e di tutti gli uomini. Sebbene nella nostra cultura si sprona a chiacchierare il meno possibile, a fare più che a parlare, parole di bontà devono essere elargite con poca parsimonia così come i discorsi che lodano le altrui caratteristiche positive. Trattasi, quindi, di parole di Torà e, in proposito, esiste l’ordine «e ne parlerete». Parlare del bene che c’è nel prossimo.

Imparare con la Luce

I nostri Maestri associano questa legge all’obbligo del Chinùch, l’educazione dei figli. Per supplicare i genitori ad occuparsi dei figli c’è scritto «parla!» e «di loro!». Il verbo ebraico Lehazir, supplicare, ha la stessa radice del vocabolo Zohar che significa bagliore. L’educazione dei figli deve essere segnata da una luce radiosa. Di norma si può ricorrere a due modi per convincere un bambino ad abbandonare brutte abitudini: si può mettere in risalto gli aspetti poco ameni della sua personalità oppure presentargli l’alternativa positiva. «Una piccola luce respinge una grande oscurità» e con luce radiosa si può accendere la luce interiore con la quale ogni essere umano è nato.

La Luce che Accende la Luce

Questo concetto di educazione e di influenza sugli adulti che ci circondano, non è da ritenersi come un obbligo estraneo al servizio divino, bensì come una sua estensione naturale. Quando un uomo raggiunge l’apice tramite il suo servizio divino, congiunto all’Ahavàt Israèl, (l`amore del prossimo) e all’Achdùt Israèl (fratellanza e unità del popolo), egli si unisce automaticamente agli altri. Il contatto con il prossimo fa accelerare il progresso personale di tutti. La luce emanata dal suo atteggiamento illumina e educa tutti coloro che lo frequentano. Questo nuovo fulgore, condurrà all’Era dove : « Il saggio

brillerà come lo splendore del firmamento» e «Israèl lascierà il suo esilio con misericordia ».