Un re viaggiava per il deserto con il figlio. Naturalmente, un‘imponente carovana li scortava: ministri, guardie, intendenti e domestici sempre pronti a servire il loro padrone e esaudire i suoi desideri. Improvvisamente, la carovana si fermò. Il figlio del re espresse una richiesta: “Acqua, vorrei dell’acqua”. Il re convocò i membri del suo governo per trovare una soluzione. Informò loro: “Mio figlio ha sete. Ma come trovare acqua qui nel deserto?” Dopo lunghi dibattimenti, furono proposte due soluzioni: “Potrei inviare i miei dieci cavalieri scelti e miei dieci cavalli più veloci” suggerì il comandante della cavalleria reale. “Viaggerebbero fino alla fonte d’acqua più vicina e riempirebbero le loro giare. In meno di mezz’ora il principe avrà la sua acqua”.
“Potrei mettere i miei uomini all’opera”, propose a sua volta il capo dell’ingegneria reale. “Monterebbero una gru e scaverebbero un pozzo qui. Prima del calar della notte, il principe avrà la sua acqua”. Il re optò alla fine per la seconda proposta. Gli ingegneri e gli operai si misero a lavorare, forando attraverso la sabbia e le rocce del deserto. Alla fine della giornata raggiunsero un giacimento acquifero. Il giovanotto poté dissetarsi. Quando ebbe finito di bere, il principe domandò al padre: ”Perché hai fatto scomodare degli uomini facendoli lavorare duro qui nel deserto? Dopotutto avremmo potuto procurarci dell’acqua con mezzi molto più veloci e più comodi.”
Il re rispose: “Già, hai ragione. Oggi vivi in condizioni confortevoli, ma un giorno, in un futuro lontano può darsi che dovrai di nuovo riprendere questa strada. Sarai forse da solo, senza i poteri e i privilegi di cui godi attualmente. Il pozzo che abbiamo forato oggi sarà qui per dissetarti”. Il principe ribatté: “Ma padre, tra qualche anno, il tempo e la sabbia avranno ricoperto il pozzo e la fonte d’acqua!” Il re annuì: “Figliolo hai parlato con saggezza e lungimiranza. Ecco cosa occorre fare: segneremo l’ubicazione del posto su una mappa che custodiremo con cura proteggendola dai danni del tempo. Quando ritroverai il luogo esatto del foro, potrai riaprirlo in poco tempo e pochi sforzi. Procederemo in questo modo ad ogni tappa del nostro periplo, scaveremo pozzi e segneremo la loro posizione sulle nostre cartine, indicando le caratteristiche salienti di ognuno di essi e il modo migliore per riaprirli. In tal modo, a prescindere dalle circostanze, quando ripercorrerai questo cammino sarai in grado di attingere l’acqua che ti abbevererà durante tutta la traversata del deserto.»
Nel calendario ebraico la Torà si riferisce alle ricorrenze col termine “Moadìm – momenti indicati” e anche “Mikraé kòdesh – gli appelli di santità”. “Ecco le feste del Sig-re” enuncia il versetto con il quale la Torà introduce la lista delle feste nel Levitico: “...gli appelli di santità che designerete nelle loro date (Levitico 23,4)”. Una festa ebraica è pertanto un appuntamento con il passato, un incontro con un evento o un fenomeno della nostra storia. È l’opportunità di rivelare la particolare sacralità di questo giorno, di far sgorgare le risorse spirituali che contiene.
Ogni festa segna una tappa del nostro viaggio attraverso il tempo per il quale il nostro Padre, che ci ha accompagnati nei nostri primi passi quale popolo, ci fornì gli strumenti necessari al fine di nutrire le nostre anime. Rosh Hashanà è il giorno in cui D-o divenne nostro Re per la prima volta; a Yom Kippùr, Egli ci ha perdonati del terribile tradimento commesso nei Suoi confronti con il vitello d’oro e ci ha elargito il dono della teshuvà - la possibilità di redimerci; Sukkòt ricorda il periodo nel quale fummo protetti e uniti dai Nembi di Gloria nel corso delle nostre peregrinazioni nel deserto fino all’arrivo nella Terra promessa, e così via per tutte le date rilevanti del nostro lunario.
Tuttavia, queste ricorrenze non ci sono state regalate a titolo eccezionale. La libertà, la saggezza, la dedizione, la gioia, l’illuminazione e la pace sono bisogni dell’anima altrettanto perpetui. Sono cibi spirituali che la mantengono mentre attraversiamo la vita in questa terra. Come il re nella parabola raccontata dal maestro chassidico rabbi Yechezkèl Panet per spiegare il senso del calendario ebraico, D-o ha scavato questi pozzi in diversi punti della storia volti a fungere da fonte continua di tutte queste benedizioni. Durante l’anno – che è il microcosmo di tutto l’universo temporale – incontriamo ricorrenze che segnano la posizione di una fonte di ricchezze per l’anima.
Il Sig-re ci ha anche consegnato una mappa con la posizione di ogni risorsa d’acqua: un calendario che indica la loro ubicazione sul nostro cammino attraverso il tempo. Questa cartina contiene anche le istruzioni per riaprire ogni pozzo e poter attingerci l’acqua: suonare lo shofàr a Rosh Hashanà reitererà l’incoronazione divina come avvenne al primo capodanno, quando Adamo incoronò D-o quale Padrone dell’Universo; mangiare la matzà evoca la libertà di Pèssach; accendere i lumi riattizza il miracolo di Channukà, ecc. Ognuno è accompagnato dalle proprie mitzvòt e ha le sue specificità, i mezzi che aprono le sorgenti e liberano cascate delle loro acque salutari.
Parliamone