Avuto notizia dei grandi miracoli operati dal Sign-re per i figli di Israele, Yitrò, suocero di Moshè, si reca all’accampamento israelita dalla terra di Midiàn, accompagnato dalla moglie e dai figli di Moshè. Yitrò suggerisce al genero di farsi affiancare da altri magistrati e giudici nell’arduo compito di dirigere e amministrare l’effettivo sistema giudiziario del popolo.
I figli di Israele si accampano dinanzi al Monte Sinai dove viene annunciato loro che il Sign-re li ha prescelti come Suo “popolo di sacerdoti” e come Suo “popolo santo”. Alla cui notizia essi ribattono: “Tutto ciò che il Sign-re dirà – faremo.”
Il sesto giorno del terzo mese (Sivàn), sette settimane dopo l’Esodo, l’intero Popolo d’Israele si riunisce ai piedi del Monte Sinai. Il Sign-re discende sulla montagna tra tuoni, lampi, fumo e il suono dello shofàr, richiedendo a Moshé di risalire il monte.
Il Sign-re proclama i primi due comandamenti ordinando al popolo d’Israele di credere in D-o e di non adorare gli idoli; poi, in seguito alla richiesta del popolo per cui la rivelazione divina è troppo intensa, D-o cede la parola a Moshè che trasmette i rimanenti otto comandamenti: non adorare gli idoli, non pronunciare il Suo nome in vano, osservare lo Shabbàt, onorare i genitori, non uccidere né commettere adulterio, rubare, testimoniare il falso o desiderare le proprietà altrui.
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