Il 6 Sivàn dell’anno 2448 dalla creazione del mondo (1313 av. E.V.), il popolo di Israele si assembrò ai piedi del monte Sinai, dove D-o ci scelse come popolo e dove ci impegnammo ad osservare le leggi della vita come prescritte nella Sua Torà. Il Talmùd ricorda che quasi mille anni passarono prima che la nostra unione con Hashèm venisse sigillata. Più di nove secoli dopo, con gli eventi di Purìm, l’accoglimento della Torà fu definitivamente instaurato su fondazioni incrollabili. La Torà racconta che poco prima della Rivelazione al Sinai, il popolo “stava sotto la montagna (Esodo 19,17)”.

Come si può stare sotto una montagna? Il Talmùd risponde: “D-o rigirò la montagna sopra di essi come una pentola e disse loro: se accettate la Torà, bene. Altrimenti questa sarà la vostra tomba.” Eppure uno dei capisaldi della Torà stipula che un contratto firmato per costrizione non ha nessun valore. Ma a Purìm, il popolo reiterò il suo giuramento nei confronti della legge divina senza la minima coercizione dall’Alto. In base al libro di Estèr (9,27): “Essi sancirono e accettarono” ovvero, prosegue il Talmùd, stabilirono valido e incontestabile ciò che ebbero già adottato nel deserto.

Epoche Oscure

A Shavu’òt D-o rivelò la Sua propria essenza all’uomo. Come scritto: ”E Hashèm scese sul monte Sinai” e “Vedemmo il D-o di Israele”. In quel giorno “sapemmo che D-o è l’Essere Supremo; niente esiste eccetto Lui”; “Faccia a faccia D-o ci parlò, sulla montagna, dall’interno del fuoco” (Esodo 19,20 e 24,10; Deuteronomio 4,35 e 5,4). In termini di manifestazione palese della Sua presenza, il periodo di Purìm era diametralmente opposto. La dimora del Sig-re, il Bet-Hamikdàsh, era in rovine, la sua ricostruzione impartita quattordici anni prima dall’imperatore Ciro era

stata interrotta su ordine di Assuero. L’era della profezia – la comunicazione diretta da D-o all’uomo – volgeva al termine. Eravamo in esilio, in balìa dei nostri nemici e Hashèm sembrava disinteressarsi della sorte del popolo eletto. Persino il miracolo di Purìm fu ammantato negli eventi naturali. Tant’è che nel libro di Estèr il nome del Sig-re non viene citato neanche una volta!

Come l’oscurità spirituale incise sulla nostra promessa? D-o ci guidò in direzione di ciò che può essere definita come la più grande prova di lealtà nei Suoi confronti. Durante undici mesi un decreto di sterminio fu emesso e mantenuto a danno di tutta la comunità d’Israele. Come riferito nel libro di Estèr, anche dopo che Hamàn ebbe perso la fiducia del re e fu impiccato, il tenore del decreto rimase in condizioni legali. L’unica cosa che Estèr poté ottenere da Assuero fu un nuovo decreto che autorizzava gli ebrei a difendersi contro i nemici. Il primo, che esortava tutti i cittadini del regno ad uccidere la minoranza ebraica il 13 Adàr, rimase in vigore fino a quella data, fino a quando gli ebrei vinsero negli scontri che li opposero ai nemici.

Durante un anno intero, con una spada di Damocle che pendeva sulla testa, nessun ebreo, neanche uno, abbandonò la sua gente e la sua fede per cercare sicurezza nel paganesimo. In questa fede irremovibile risiede il senso profondo di “obbligo” ad ottemperare alle regole della Torà e l’alleanza fra le due parti fu convalidata a Purìm. Nel deserto la Rivelazione era visibile, non era neanche possibile tentennare o divergere poiché i fatti erano manifesti e lampanti e noi avvolti nella Verità divina. Ma in Persia riconfermammo il giuramento in condizioni molto meno propizie. La presenza divina non sovrastava su di noi, anzi: il Sig-re celava il Suo viso e noi ci sentivamo soli e disperati. Pertanto, la nostra espressione d’amore provenne dal profondo del nostro essere, mossa da una scelta personale di legarci a Lui a prescindere dal Suo grado di invisibilità.

Perché la Coercizione?

Ciò non implica che un nuovo contratto sostituì l’originale. La nostra relazione non è limitata dalla ragione, non soggiace alla comprensione e neppure alla consapevolezza della sua esistenza; essa trascende l’essere cosciente poiché abita nel nucleo della nostra anima. Il legame stra ripa dalla sfera circoscritta dei nostri desideri coscienti abbracciando lo spazio infinito del nostro essere interiore che vede permanentemente D-o e che ne è sempre intriso. Al Sinai fu rivelato questo essere. In circostanze tanto

avverse, dimostrammo la vera volontà dell’ebreo. Proclamammo che il cosiddetto “obbligo” nel Sinai non andava contro la nostra volontà bensì che era in perfetta aderenza al nostro desiderio più profondo.

Tratto da Likutè Sichòt