Lo Zòhar insegna che Hashèm non diede la Torà finché non arrivò Yitrò a lodarlo. Quando disse: «Sia benedetto Hashèm che vi ha salvati dall’Egitto e dalla mano di Par’ò, e che ha sottratto il popolo all’Egitto! Ora so che Hashèm è la più grande di tutte le divinità!» (18, 10-11) Yitrò fece discendere la gloria di Hashèm e in seguito H-shèm diede la Torà al popolo ebraico.
Come è possibile che la santità di Moshè, di Aharòn e di più di 600.000 ebrei non fosse sufficiente e che la Torà sia stata data solo dopo che anche Yitrò ebbe lodato Hashèm?
La parashà inizia affermando: Yitrò, il sacerdote di Midyàn, suocero di Moshè, venne a conoscenza di tutto ciò che H-shèm aveva fatto (18, 1). La posizione di Yitrò in quanto cohèn di Midyàn era duplice: egli era la guida sia temporale che religiosa di Midyàn, avendo conosciuto e servito tutti i culti idolatri del mondo.
Perché, quindi, la Torà attribuisce a Yitrò il titolo apparentemente non lusinghiero di “cohèn di Midyàn”, quando avrebbe potuto definirlo semplicemente suocero di Moshè?
Pare strano che la Torà scelga di descrivere Yitrò usando il titolo “cohèn di Midyàn”, evidenziando il suo ruolo passato sia in campo politico (come guida laica di Midyàn) che in campo intellettuale (come guida religiosa). Questo, tuttavia, sottolinea la grandezza di Yitrò, che era disposto e rinunciare alla sua gloria per diventare ebreo e studiare la Torà.
La Logica Inganna
Ràmbam spiega che l’errore che conduce la gente all’idolatria è principalmente di natura intellettuale:
Dicono: «Poiché Hashèm ha creato vari intermediari con cui guidare il mondo… è giusto che siano esaltati, lodati e che ricevano onori. Questo è ciò che Hashèm desidera» (Hilkhòt ‘Avodà Zarà).
È tuttavia sbagliato pensare che questi intermediari abbiano scelto di agire in quanto tali e che, poiché hanno scelto di operare come mediatori, siano degni di adorazione. Essi non hanno alcun libero arbitrio, sono semplicemente come “un’ascia in mano al taglialegna”.
Yitrò conosceva tutti i livelli di intermediari, non soltanto in questo mondo, ma anche nei regni spirituali; ovviamente, questo comportava da parte sua non poca intelligenza.
Alla luce di quanto spiegato, si può comprendere l’affermazione dello Zòhar, secondo cui abbiamo ricevuto la Torà proprio grazie alle lodi di Hashèm da parte di Yitrò.
Un versetto afferma (Kohèlet 2, 13): ho visto la superiorità della sapienza sulla (letteralmente, “dalla”) stupidità. Lo Zòhar spiega che la superiorità della “sapienza”, ovvero, un aspetto superiore di sapienza santa, si consegue attraverso l’affinamento e l’elevazione della “stupidità”, ovvero la sapienza profana.
Pertanto, quando Yitrò (che conosceva a fondo la sapienza profana) arrivò a studiare la Torà e dichiarò che Hashèm è la più grande di tutte le divinità, ne conseguì un affinamento della sapienza profana e la sua definitiva trasformazione in santità. Questo aggiunse un’ulteriore misura di luce divina alla sapienza santa e ne conseguì il dono della Torà – la saggezza di Hashèm – nel mondo terreno. Infatti, affinché possa scendere, la Torà deve derivare da una fonte autenticamente elevata e questo, all’epoca, avvenne tramite l’ulteriore luce proveniente dalla trasformazione della sapienza profana di Yitrò.
Il Basso Sale in Alto
Qualunque cosa funga da preparazione per un determinato evento deve essere in qualche modo affine ad esso. Così fu anche per la sapienza profana che funse da precursore al Dono della Torà.
Prima di consegnare la Torà, Hashèm decretò che i cieli sono di Hashèm, ma ha dato la terra ai figli dell’uomo (Tehillìm 115, 16). Quando volle donare la Torà, H-shèm annullò il decreto originale e dichiarò: Coloro che sono in basso possono salire in alto, e coloro che sono in alto possono scendere in basso (Midràsh Shemòt Rabbà 12, 3). In altri termini, all’epoca in cui fu data la Torà avvenne una fusione tra “l’alto” e “il basso”; il fisico potè ascendere ed essere circondato dallo spirituale e viceversa.
Ciò si riporta alla trasformazione della sapienza profana – il livello inferiore – e alla sua elevazione in sapienza santa. Questo processo, verificatosi grazie a Yitrò, funse perciò da opportuna preparazione alla consegna della Torà.
Analogamente, quando verrà Mashìakh, tutti (e in particolare chi possiede molte conoscenze materiali) utilizzeranno la propria sapienza, anche quella materiale, per servire H-shèm, elevandola e trasformandola in santità, in kedushà. Che ciò possa avvenire presto, ai nostri giorni!
(Likkuté Sikhòt vol. XI)
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